In tre anni le mura di quella stanza hanno sentito più di cento storie di violenze, subite da donne e anche da bambini. Racconti confidati a investigatori esperti che hanno avviato indagini per fare piena luce su quelle terribili vicende. Nella caserma dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma c'è uno spazio dedicato alle vittime più vulnerabili che le accoglie quando decidono di denunciare e ad ascoltarle c'è il personale della IV Sezione, specializzata in questo tipo di reati.
"Una stanza tutta per sé" è stata inaugurata nel 2020. E' un luogo accogliente, con divani, quadri e anche peluche per rendere meno traumatico quel momento così difficile.
"E' una zona di ascolto protetta e dedicata, per mettere le persone a proprio agio. Confidare una violenza non è una cosa semplice, serve coraggio e si deve creare una sorta di empatia - spiega all'ANSA il maggiore Angelo Accardo, comandante della IV sezione del nucleo investigativo di via In Selci, specializzata nei reati contro le persone vulnerabili - Qui non ci sono 'ostacoli' fisici, non sembra un ufficio di una caserma. E' un ambiente confortevole".
Il progetto è nato nel 2015 dalla collaborazione con Soroptimoist International e ha consentito di allestire a oggi più di un centinaio di "stanze tutte per sé" su tutto il territorio nazionale e di fornire kit per la videoregistrazione da usare nelle fasi della ricezione delle querele.
"Trattiamo sia i casi di persone che si presentano qui spontaneamente sia, soprattutto, quelli delicati delegati dalla Procura - spiega Accardo - Il numero di denunce negli ultimi dieci anni, a livello statistico, è aumentato. Resta comunque un sommerso, un numero oscuro, legato alla paura di denunciare, che si deve tendere ad azzerare. In questo senso è fondamentale fare rete. Denunciare è l'unica arma. Per questo è importante far sapere che ci si può rivolgere a qualsiasi comando o compagnia sul territorio e poi si valuterà l'attivazione del codice rosso e come procedere". "Ogni caso viene trattato con la massima attenzione nel rispetto della vittima" assicura il maggiore Accardo che illustra quali sono i "reati spia" che fanno scattare l'allarme: atti persecutori, maltrattamenti in famiglia e abusi.
Un fenomeno "trasversale" ricostruisce l'esperto, che va al di là dell'età e delle condizioni socioeconomiche. "Abbiamo seguito negli ultimi anni centinaia di donne e bambini di tutte le età e di differenti condizioni sociali. E' sia l'approccio professionale che l'ambiente a creare un legame con la vittima che decide di fidarsi di noi e di uscire dalla spirale di violenza".
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