Un divorzio comunicato all'improvviso, ma maturato nel tempo. Antonio Conte la decisione la covava e i segnali anche nel finale dell'ennesima stagione vincente c'erano stati. I suoi tre anni alla Juventus sono stati una cavalcata straordinaria di successi: tre scudetti consecutivi, due Supercoppe italiane, ma sopratutto "un percorso di crescita esponenziale" come al tecnico ha riconosciuto lo stesso Andrea Agnelli nella sua lettera di ringraziamenti. Tuttavia Conte nel corso di queste stagione ha lanciato in più occasioni messaggi precisi circa l'esigenza di potenziare la squadra in chiave europea. Mentre la Juventus - d'altro canto - non ha nascosto la sua delusione e la sua amarezza per le due consecutive eliminazioni in Champions. Passi ancora quella contro il Bayern di due anni fa, ma quella dello scorso anno contro il Galatasaray proprio non è andata giù alla dirigenza bianconera.
Nessuno alla Juve disconosce i meriti di Conte: ha preso una squadra che l'anno prima si era classificata al settimo posto e l'ha portata nel giro di un solo anno a vincere lo scudetto. L'anno dopo si è confermato e in quello successivo ha portato la Juventus addirittura a quota 102 punti, record storico per il campionato italiano. Fare di meglio era praticamente impossibile e forse proprio per questo Conte - più che la Juventus - ha deciso: meglio lasciare da vincente che non affrontare una nuova stagione con l'obbligo di vincere ma senza alcuna certezza di riuscire a farlo. "Il divario tra noi e le grandi d'Europa esiste - disse il giorno del raduno di un anno fa -. Per noi è impossibile permetterci gli investimenti di società come Bayern, PSJ, Barcellona, Real Madrid. Puntiamo su giocatori di qualità, ma le altre si sono rinforzate con giocatori come Goetze, Sanchez, Neymar. Non possiamo non tenerne conto".
Per vincere in Europa ci vuole questa forza anche economica. Una forza che per la Juventus significherebbe mettere a rischio l'equilibrio di bilancio. Resta il fatto che la Juve targata Conte resterà nella storia del calcio italiano. Per il numero di vittorie conquistate, per l'energia del tecnico in panchina, per i risultati raggiunti (in Italia).
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