Non importa chi sarà l'eroe di Stoccolma o Milano. Questo venerdì e lunedì prossimo l'Italia intera sarà davanti agli schermi a soffrire per la nazionale, perché un Mondiale senza gli azzurri sarebbe un'anomalia troppo forte da sopportare. "Ma io un Mondiale senza l'Italia non ce lo vedo", dice Fabrizio Ravanelli, tra i pochi azzurri ad aver vissuto il brivido dello spareggio, dentro o fuori dal Mondiale tutto in 180'. Venti anni fa, la sua Italia evitò la vergogna provata nel '58, unica volta azzurra fuori dal torneo, superando nella doppia sfida la Russia.
Adesso i tempi sono diversi, ma l'ansia è tornata ad essere quella di un appuntamento decisivo, aumentata forse dalle ultime non incoraggianti prestazioni dell'Italia di Ventura e dal fatto che la Svezia, anche se non c'è più Ibra, non è un'avversaria malleabile. Così dalla Russia alla Russia, si passa nuovamente o per gli spareggi, come venti anni fa. Tra i protagonisti di quell'unico precedente azzurro c'era Fabrizio Ravanelli, pronto a dare alla nazionale di oggi il conforto dell'esperienza.
"Bisogna non mollare mai e non pensare mai che un obiettivo sia irraggiungibile. Il nostro segreto fu che eravamo consapevoli della nostra forza, e certi di farcela. E Cesare Maldini era il primo a pensarlo, e a trasmetterci questa sensazione", racconta oggi l'ex attaccante della Juve e della nazionale, vincitore della Coppa Campioni del 1996, ai rigori contro l'Ajax dopo il gol segnato in finale.
Ravanelli, all'epoca bomber del Marsiglia dopo i successi in bianconero, ha legato la sua esperienza azzurra a quella doppia sfida di 20 anni fa: lui era tra quanti giocarono da titolari sia all'andata a Mosca (1-1) che al ritorno a Napoli (1-0) di quell'unico doppio spareggio per andare al Mondiale disputato dall'Italia prima di questo con la Svezia. In entrambe le occasioni il perugino portò fortuna al partner d'attacco, visto che in Russia segnò Vieri, e al ritorno Casiraghi, autore del gol che valse il via libera per Francia 1998.
"Eravamo una grande squadra - ricorda 'Penna Bianca' -, consapevole di avere tutte le qualità per vincere e dare il meglio. La cosa che temevamo di più era il fattore ambientale e infatti da quel punto di vista all'andata in casa loro fu durissima: nevicava, mi ricordo ancora di quanto facesse freddo, e anche il terreno di gioco non ci diede la possibilità di rendere com'era nelle nostre potenzialità. Però pareggiammo, e secondo me fu determinante Buffon: entrò dopo mezz'ora al posto di Pagliuca e quello fu il suo esordio in nazionale,a 19 anni.
Ma a quell'età era già bravissimo, sicuro di sé e ci dava sicurezza. Quando tornammo negli spogliatoi a fine gara gli feci i complimenti e glielo dissi". "Poi a Napoli - continua Ravanelli - fu tutto più facile, noi ci credevamo troppo, facemmo una grande partita e non fallimmo l'appuntamento".
Proprio come dovrebbe fare adesso l'Italia di Ventura: quali sono le differenze con la nazionale di Cesare Maldini? Cosa devono fare gi azzurri di oggi per prepararsi al meglio? "Questa Italia deve diventare più squadra - risponde Ravanelli - ed essere assolutamente convinta di farcela. In teoria siamo noi i favoriti, ma quando arrivi a degli spareggi così importanti sai che non saranno mai un compito semplice. La cosa più importante però è trovare serenità, che ti fa rendere al 100%". "Quanto al confronto col passato - dice Ravanelli - io dico che ora rispetto all'Italia del '97 ora non ci sono così tante certezze nei singoli: noi avevamo Maldini, Del Piero, Vieri, Costacurta e altri, oggi possiamo fare affidamento su giocatori come Belotti, Insigne e Immobile, ma soprattutto dobbiamo giocare di squadra".
Una cosa, per 'Penna Bianca', rimane certa: "i nostri devono essere consapevoli del fatto che una mancata qualificazione dell'Italia ai Mondiali in Russia sarebbe una catastrofe, e infatti non voglio nemmeno pensarci. Vincere è importante non solo per i giocatori, ma per il paese intero". Voi ve lo immaginate un Mondiale senza l'Italia? Io no...".
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