Nella cameretta della sua casa a Carate Brianza, sopra il letto dove di solito i ragazzi affiggono poster di Messi o Cristiano Ronaldo, Filippo Tortu da sempre ha una lavagna. Col gesso bianco segnò 10''72, il tempo del suo primo exploit a 16 anni sui 100, e a fianco -73 a indicare quanto gli mancava per abbattere il muro dei 10 secondi. Poi via via a scalare qualche centesimo a ogni miglioramento. Ora il 9''99 lo consacra fenomeno dello sprint azzurro e non solo, a 19 anni, e il papà-allenatore racconta: "Filippo e' nato per correre".
"Lui nel Dna è campione, ma lo e' diventato anche per lavoro" spiega Salvino Tortu, 59 anni, avvocato, un passato in Publitalia e poi una vita spesa sul filo del cronometro. Lo ha visto crescere in famiglia, con la mamma che sgrida chiunque lo chiami Pippo e il cane Ettore cui tutti sono affezionati; e lo ha accompagnato soprattutto in pista. "Da quando Filippo era bambino, ho sempre detto che sarebbe potuto diventare un campione - racconta al telefono con l'Ansa da bordo dell'aereo del ritorno a casa - Sin da piccolo, piu' che camminare sprintava. Andava più veloce degli altri anche quando giocava a basket". Poi è arrivata quella lavagna a spiegare cosa aveva in testa e nelle gambe il ragazzo prodigio. "Correva negli allievi, fece i 100 in 10''72 e tornò felice a casa. Ma sulla lavagna sopra il letto scrisse -73 accanto al suo traguardo. Ora recita l'ultimo tempo prima di Madrid: appena arriviamo aggiorniamo...".
La gioia dopo una notte di festa e' troppa per riuscire a pensare "a quale sia il prossimo step. Adesso non lo so, l'obiettivo era quello e l'abbiamo raggiunto. Quando Fillipo correva 10"72, già pensavo che potesse correre sotto i 10: e' un'impresa riuscita prima solo a due bianchi nella storia dei 100. Era quasi presuntuoso da parte mia - ammette Salvino - eppure l'ho sempre pensato. Ne parlavo proprio oggi con il comandante del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, Vincenzo Parrinello, mentre commentavamo i complimenti del ministro Tria: l'avevo sempre detto, gli ho ricordato, Filippo scenderà sotto quella soglia..."
Ora il nuovo primatista italiano dello sprint si dice felice "per l'atletica, perche' così ripartirà il movimento: lui dice cosi', e' orgoglioso di essere italiano, aver raggiunto questo traguardo lo inorgoglisce perché sa che può essere da traino per tutta l'atletica azzurra". Prima di allenare, Salvino Tortu si era occupato di sponsorizzazioni: "Non so se ora Filippo diventera' ricco, per lui sono padre e allenatore, punto: della parte commerciale si occupa un'altra persona". Per questo piu' che degli sponsor, si preoccupa dei parametri tecnici: "Tecnicamente, Filippo e' un Berruti: lui e Livio sono molto vicini, anche caratterialmente. Tra l'altro si sono conosciuti e si sentono. Ha conosciuto Mennea quando era piccolo - rivela Salvino - Ne apprezza le doti indiscusse, la dedizione totale al lavoro: quattro lauree dopo essere stato padrone dei 200 non e' cosa da poco...Ma come velocista, nulla da dire: Filippo ricorda Berruti". Magari alla prossima telefonata sarà lui a suggerirgli il prossimo tempo da scrivere sulla lavagna di Carate Brianza.
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