Cessioni anche di peso, che però non condizionano la stagione. In fondo il Porto sembra la Roma, con la differenza che, nonostante il trading di mercato, la società lusitana si mantiene costantemente in lotta per il primato a livello nazionale, dove però ha il vantaggio, rispetto ai giallorossi, di non trovare una squadra dominante come la Juve in Italia. Le partenze in estate di Diogo Dalot, Ricardo Pereira, Willy Boly e Miguel Layun non hanno condizionato, almeno per ora, la stagione dei Dragoni allenati dall'ex laziale Sergio Conceicao, tecnico emergente che dopo 19 partite fra campionato ed Europa è primo nel torneo nazionale e si è qualificato di Champions come testa di serie, trovando appunto la Roma. A preoccupare staff tecnico e dirigenza è il fatto che il match di ritorno, in Portogallo, verrà giocata il 6 marzo, ovvero subito dopo la partitissima di campionato contro il Benfica, che assorbirà tante energie fisiche e nervose.
Nella massima competizione continentale il Porto ha 'balbettato' solo all'esordio in trasferta contro lo Schalke 04, poi ha infilato cinque vittorie consecutive in quello che, sulla carta, era il girone più agevole. Ma ciò non sminuisce i meriti di Casillas e compagni. Conceicao schiera di solito il Porto con il 4-3-3 che può trasformarsi in 4-2-3-1 con l'avanzamento di un centrocampista, Otavio o Herrera, o con l'inserimento di una mezzapunta come Hernani o Soares. In difesa spicca la coppia brasiliana formata da Eder Militao e Felipe, stimatissimo da Tite in chiave Selecao e fra i principali artefici due anni fa dell'eliminazione proprio della Roma nel preliminare di Champions. Ci sono poi l'ex interista Alex Telles come terzino sinistro, mentre a centrocampo la Roma si troverà contro un suo obiettivo di mercato, il messicano Herrera che continua ad essere nel taccuino di Monchi. Se ne riparlerà la prossima estate, e intanto la difesa giallorossa tenga d'occhio anche Brahimi, Marega e Corona.
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