Finita la pianura, il Giro comincia a salire. Niente di particolarmente severo, giusto un aperitivo in vista delle sfide in alta quota, che andranno in scena a partire da venerdì. La 12/a tappa, da Cuneo a Pinerolo (158 km), è mossa e abbastanza dura. Dopo l'avvicinamento di circa 90 km verso la città, e dunque al Muro di via Principi di Acaja, la corsa affronterà la salita di Montoso (1,248 metri d'altezza), al km 125,9. E' il primo Gran premio della montagna di 1/a Categoria del Giro 2019: si tratta di una salita inedita di 8,9 km, con pendenze medie del 9,4 % (oltre 6 km saranno sopra il 10% e punte massime del 14 per cento). Da lì partirà la discesa verso Pinerolo. Ai -2.500 metri dall'arrivo i corridori svolteranno a sinistra e saliranno ancora su via Principi d'Acaja (450 metri al 14% di pendenza, con punte del 20), che presenta un fondo in pavè e una carreggiata stretta. Seguirà una discesa ripida e assai impegnativa fino all'abitato di Pinerolo (Torino). Gli ultimi 1.500 metri sono piatti con alcune curve e un breve tratto in lastricato. L'arrivo è posto al termine di un rettilineo lungo 350 metri in asfalto.
Il via avverrà da Piazza Galimberti, alle 13,10; l'arrivo è previsto fra le 17,15 e le 17,30, in corso Torino. I traguardi volanti di giornata sono posti dopo 60,8 km, a Paesana; e dopo 142,3 km, a Cavour. La corsa toccherà due province: Cuneo e Torino. Una tappa del Giro d'Italia è partita da Cuneo per 13 volte nella storia: nel 1914, 1931, 1935, 1949, 1952, 1964, 1982, 1990, 1994, 2002, 2009, 2010 e 2016. Si è conclusa a Pinerolo sei volte: nel 1949 (vittoria di Coppi), 1964 (Bitossi), 1982 (Saronni), 2007 (Balducci), 2009 (Menchov), 2016 (Trentin). La Cuneo-Pinerolo ha fatto storia: nel 1949, ossia 70 anni addietro, per la precisione il 10 giugno, Fausto Coppi indossò la maglia rosa del Giro al termine della leggendaria 17/a tappa, disputata proprio dal Comune del Cuneese a quello del Torinese L'Airone andò in fuga e scalò da solo il Colle della Maddalena, il Col de Vars, il Col l'Izoard, il Monginevro e il Sestriere, giungendo a Pinerolo con 11'52" di vantaggio su Gino Bartali e quasi 20' su Alfredo Martini. Entrò così definitivamente nella leggenda del ciclismo e dello sport.
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