Dopo tre mesi di stop forzato, riparte il calcio in Spagna, dove la pandemia l'aveva bloccato il 12 marzo. Giovedì sera, con il derby andaluso di Siviglia, anche la Liga - dopo Bundesliga tedesca e Primeira Liga portoghese - riprende vita, all'ombra di severe norme sanitarie in un paese molto provato dal coronavirus.
Sabato (con il Barcellona a Maiorca) e domenica (con il Real Madrid all'assalto dell'Eibar) si rivedranno in campo le stelle, da Messi a Benzema. Undici giornate alla fine per contendersi il titolo, in stadi senza pubblico e seguendo un rigoroso protocollo medico. Dopo 91 giorni di paralisi il Real di Zinedine Zidane punta a strappare il primato al Barça, che lo precede di due punti.
I due mesi trascorsi in isolamento hanno permesso almeno di recuperare gli infortunati: il belga Eden Hazard (Real Madrid), guarito dalla frattura alla caviglia destra, e l'uruguaiano Luis Suarez (Barcellona), operato al menisco destro il 12 gennaio.
Gli stadi senza il tifo del caldo pubblico spagnolo. E' questo uno degli aspetti che più incuriosiscono. Il Barça accoglierà i suoi avversari negli echi dell'immenso Camp Nou (lo stadio più grande d'Europa con 99.354 posti a sedere). Il Real Madrid, privato del suo stadio Santiago-Bernabeu in costruzione, giocherà le partite casalinghe nel piccolo impianto di allenamento Alfredo Di Stéfano (6.000 posti), a Valdebebas, nord-est da Madrid.
Gli spagnoli sono comunque sollevati da questa ripresa, il primo passo verso l'inizio di un ritorno alla normalità, in un settore economico chiave, che rappresenta l'1,37% del pil, secondo un rapporto LaLiga risalente al 2019. Il deficit, stimato in un miliardo di euro se il campionato non fosse ripreso, sarà quindi limitato a 303,4 milioni.