La vicenda che ha portato oggi al pronunciamento della Corte di Giustizia Europea contro il monopolio della Uefa nell'organizzazione delle competizioni internazionali era iniziata il 19 aprile 2021, quando 12 grandi club europei (Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Manchester United, Manchester City, Chelsea, Arsenal, Tottenham, Liverpool, Juventus, Inter e Milan) avevano annunciato il loro accordo di principio per lanciare un progetto chiuso, appunto la Superlega, in concorrenza con la Champions League organizzata dalla Federcalcio europea.
Di fronte alla protesta scoppiate quasi subito, in particolare dei tifosi inglesi, e soprattutto alle minacce di pesanti sanzioni da parte di Uefa e Fifa (penalizzazioni in punti per le squadre, esclusione dei giocatori dalle rispettive nazionali), il progetto si era rapidamente sgonfiato, con la retromarcia quasi immediata di nove club. L'ultima ad arrendersi è stata la Juventus, che ha rinunciato definitivamente lo scorso luglio.
Sono così rimaste solo due 'ammutinate': Real Madrid e Barçellona, unite nella Società di Superlega Europea (ESLC).
Supportata dall'agenzia di marketing A22, questa entità ha portato il caso davanti al tribunale Mercantile della capitale spagnola, che a sua volta ha deferito la questione alla Corte di Lussemburgo che ha risposto "sì" al quesito se, sottoponendo qualsiasi torneo in Europa alla sua autorizzazione, e prevedendo sanzioni contro club e giocatori che sfidano la sua autorità, la Uefa sta "abusando la sua posizione dominante".
Le due spagnole sono rappresentate dallo studio legale Dupont-Hissel, all'origine della famosa sentenza Bosman che nel 1995 stabilì la libera circolazione dei giocatori all'interno dell'Ue e abolì le "quote di nazionalità".
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