Circa due mesi fa a Parigi, precisamente il 9 agosto, Imane Khelif si metteva al collo la medaglia d'oro olimpica nella boxe femminile chiudendo sul ring le polemiche legate al suo "caso". I guantoni però non hanno smesso di indossarli il Comitato Olimpico Internazionale e l'Iba, la ormai "ribelle" federazione internazionale della boxe, in lite dal lontano 2019 e che ai Giochi parigini per la pugile algerina hanno consumato il loro scontro più violento.
Una delle ultime "riprese del match" è l'accusa dell'International Boxing Association al Cio di "operazioni politiche oltraggiose". Il 30 settembre il Comitato Olimpico Internazionale ha inviato una lettera ai Comitati Olimpici Nazionali chiedendo loro di interrompere le relazioni con le federazioni di pugilato affiliate all'Iba e di stringere, piuttosto, rapporti con un nuovo corpo internazionale di pugilato. Il riferimento è alla World Boxing, l'organizzazione fondata proprio per sostituire l'Iba e per consentire alla boxe di partecipare ai Giochi Olimpici. Alla guida della neonata associazione è stato eletto il kazako Gennady Golovkin, ex campione del mondo dei pesi medi e medaglia d'argento olimpica.
Un colpo da knockout. L'Iba non ha atteso il conteggio dell'arbitro ed ha reagito con violenza. La lettera del Cio - ha sottolineato - ha messo "una pressione senza precedenti" alle federazioni ed è "un ricatto sportivo".
Cio e Iba sono in conflitto da anni. Sullo sfondo - al di la delle accuse di corruzioni già risalenti al 2016 e per le quali la stessa Iba è stata già sospesa nel 2019 - c'è uno scontro geo-politico. L'Iba nel 2023 ha ammesso ai Mondiali di pugilato atleti russi e bielorussi in rappresentanza diretta dei propri Paesi e non come "neutrali", come richiesto dal Cio.
L'Iba, che afferma di avere 192 membri, è guidata da Umar Kremlev, uomo legato al presidente russo Vladimir Putin che, recentemente, lo avrebbe favorito nell'acquisto della Rolf Holding, la più grande compagnia rivenditrice di automobili della Russia. Kremlev è famoso anche per essere intervenuto sul caso Khelif a Parigi 2024.
Ai Giochi, infatti, proprio sulla pugile algerina si è consumato l'ultimo e più violento scontro tra l'associazione pugilistica e il Cio: i primi che già avevano escluso Khelif dai Mondiali femminili del 2023, impedendole di disputare la finale, non riconoscendole lo status di donna (così come per la taiwanese Lin Yu-tin, anche lei oro a Parigi), ne chiedevano la squalifica dal torneo olimpico. Il Comitato internazionale non solo la ammetteva ai Giochi come donna ma ribadiva che l'Iba era bandita dal consesso olimpico.
Al momento la tensione è talmente alta che non si intravedono sviluppi se non un inasprimento dello scontro. L'unica vincitrice appare essere Imane Khelif: l'algerina dopo il ring olimpico ha calcando anche le passarelle delle sfilate europee, da Milano a Parigi, con la leggerezza dei grandi campioni capaci di incassare brutti colpi e riprendersi le rivincite della vita.
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