Mario Balotelli davanti all'ultima chance di esaudire il suo desiderio: tornare in serie A. Anzi, all'ultima corrida, visto che è il Toro la squadra che potrebbe dargliene occasione.
Suggestione o meno, il grave incidente che ha interrotto anzitempo la stagione di Duvan Zapata ha chiuso una porta in faccia al colombiano, ma può aprirne un'altra a SuperMario.
A 34 anni l'ex attaccante di tante squadre - grandi e provinciali, in Italia ed in giro per l'Europa -, ora svincolato, di recente aveva raccontato il suo sogno: riassaporare il massimo campionato tricolore, spiegando di aver rifiutato diverse offerte dall'estero. E quale ambiente, più di quello appassionato e sanguigno del Torino, potrebbe essere adatto ad accoglierne il desiderio?
Nella sua vita da professionista - iniziata non ancora 16enne nel Lumezzane, il giocatore più giovane di sempre in serie C, tanto che fu necessaria una deroga speciale concessa dalla Lega - è stato protagonista, in campo e soprattutto fuori, di atteggiamenti e gesti che l'hanno reso il bersaglio perfetto della critica. Un marchio che ha contribuito a frenarne la carriera, assai meno vincente di quanto il talento prometteva quando vestiva la maglia dell'Inter in prima squadra, dove l'aveva voluto Roberto Mancini, che nel 2007 lo fece esordire in A, a 17 anni.
"Ho avuto da ridire con qualche allenatore, ma tutti discutono - ha ricordato guardando al passato - Non ho mai rovinato uno spogliatoio. Oggi si sente parlare di doping, droga, scommesse... io sono sempre stato lontano da queste cose. Cosa ho fatto di così grave?".
Eppure nel 2014 era finito nella top ten dei 'bad boy' del calcio, stilata dal settimanale France Football. Ma sempre lui, appena 22enne, si era meritato un posto tra i candidati al Pallone d'Oro.
Oggi ha "un rimpianto", non aver cercato prima un aiuto psicologico. Sostegno grazie al quale ha intrapreso "un percorso che mi ha cambiato molto. Ora ho più consapevolezza di me stesso e questa per me è un'arma, perché sai come controllarti". Ed evitare certi eccessi, il più delle volte goliardate di un ragazzo esuberante e con alle spalle un'infanzia difficile, iniziata a Palermo da genitori ghanesi, per poi venire affidato, a 3 anni, ad una famiglia bresciana.
Tra le squadre nelle quali, nonostante certi limiti caratteriali, negli anni lo ha inserito il compianto manager Mino Raiola, club blasonati e non: a cominciare dal Manchester City, che nel 2012 ha aiutato a vincere la Premier, sempre sotto la guida di mister Mancini, il tecnico che più di ogni altro ha saputo valorizzarlo. E ancora Milan, Liverpool, Olympique Marsiglia, Brescia, Monza. E poi le esperienze in Svizzera (Sion) e Turchia (Adana Demirspor). Per un totale di 189 reti all'attivo, oltre alle 14 in Nazionale. Chissà che con il granata del Torino sulle spalle il 'nuovo' Balotelli non possa scrivere un bel finale per la sua tormentata storia.
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