Il doping dello sport russo era coperto
e favorito dallo Stato, e non solo per l'atletica: è la
conclusione del rapporto Wada della commissione indipendente
diretta da Richard McLaren. A capo del "sistema di
falsificazione" dei test, tra il 2010 e il 2015, c'era il
ministero dello Sport di Mosca, con la collaborazione dei
servizi di sicurezza (l'Fsb, ex Kgb).
La manipolazione, sostiene il rapporto, ha coinvolto il
laboratorio di Sochi, ma anche quello di Mosca, per almeno 312
casi. Il sistema sarebbe cominciato con Vancouver nel 2010,
avrebbe coinvolto "in pratica tutti gli sport", e avrebbe avuto
effetto "anche a Londra 2012, ai Mondiali di atletica di Mosca
2013 e a quelli di nuoto di Kazan 2015".
Il rapporto conferma le denunce dell'ex direttore del
laboratorio antidoping russo, Grigory Rodchenkov, fuggito negli
Usa dopo la morte in circostanze poco chiare di due colleghi. Si
ricorreva ad un "metodo di sparizione dei casi positivi", ovvero
venivano fatti sparire i test sfavorevoli agli atleti russi.
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