"Non amo frasi del tipo 'poiché
l'impegno economico è molto importante, di diversi milioni, si
deve andare avanti'. Assolutamente no. Di fronte alla salute, di
fronte ad un solo morto, non esiste. E' vero che il calcio, nel
quale sono stato tanti anni, è un'azienda immensa, ma oggi
leggevo di quanto potrebbe perdere la moda: si parla di 50
miliardi di euro, ed è una cifra astronomica". Dai microfoni di
Radio Rai1, il presidente della Federbasket Gianni Petrucci, che
è stato a capo anche del Coni, torna a parlare del coronavirus:
il suo sport ha dichiarato chiusa la stagione, altri - come il
calcio - no. "Non faccio paragoni con il calcio - dice ancora
Petrucci -, ma di fronte a quello che accade in Italia,
diecimila morti solo in Lombardia, si parla di impatto
economico. Impatto economico? E l'Olimpiade allora? Sono stato
il primo a dire che non si doveva disputare. L'Olimpiade non è
solo il giorno dell'inaugurazione, ma comincia almeno un mese,
un mese e mezzo prima. E poi è stata rinviata e il Giappone sta
per chiudere i contatti con l'estero. Finché non ci sarà il
vaccino siamo tutti in mezzo al guado".
"Se il calcio, o un'altra disciplina, vuole aprire, liberi di
farlo - continua - ma non è che si può dire che si deve riaprire
per l'impatto economico. Quanto al basket, le società sono state
molte intelligenti e sensibili, e sottolineo che anche nella
pallacanestro abbiamo importanti imprenditori, tra i quali
Giorgio Armani, Massimo Zanetti, Luigi Brugnaro e Beniamo Gavio.
Il discorso quindi non è contro il calcio. Il discorso è che
quando si dice che 'poiché l'impatto economico è elevato'...
allora no, di fronte alla vita umana non esiste impatto
economico".
"Il calcio finanzia tutti gli sport? - conclude Petrucci -. Ho
precisato che il basket si autofinanzia all'80%, poi il 20
percento sono contributi dello Stato per il funzionamento della
federazione".
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