"Mi sono buttato in una disciplina
che non è la mia gara, ma è stato importante aver dimostrato che
sono ancora il numero uno. Rispetto a Tokyo qui sapevo che era
un'altra gara, veramente complicata perché i due americani erano
lì per battermi e quello che è arrivato secondo (Coleman ndr)
per confermarsi il numero uno. Ma io quando ho avversari più
forti di me mi esalto". E' un Marcell Jacobs come sempre sereno
quello che, intervenendo nel corso di 'Che tempo che fa' su Rai
Tre, analizza la propria vittoria di ieri nella gara dei 60
metri dei Mondiali indoor di atletica. "Ora non ho più avversari
più forti di me? - dice ancora l'olimpionico di Tokyo -Io non mi
esalto e rimango sempre con i piedi per terra".
Ma cos'è la velocità? Cosa c'è dietro quei secondi di una gara
di sprint? "Quei 6.41 o quei 9.80 - dice Jacobs - per voi sono
pochi attimi, per noi invece sono la vita, cerchiamo sempre di
limare dei centesimi e dietro quel tempo c'è un mondo, una vita.
La corsa ti dà adrenalina, sembra semplice ma non lo è".
Cosa ne pensa di Usain Bolt che lo ha definito suo erede? "E'
veramente fantastico - il commento di Jacobs -, tanta roba. Io
ho seguito ogni sua cosa, ed essere nominato suo erede è una
cosa incredibile".
La difficoltà maggiore a Tokyo è stata che "non mi sono mai
adattato al fuso orario. Al di fuori della pista io sono un
pigro, un gran dormiglione. Mi godo tutti quei momenti che posso
vivere in lentezza. Striscio i piedi quando cammino, sto sul
divano e a letto il più tempo possibile. Le scale non le faccio
mai, se c'è un ascensore io lo prendo".
A maggio uscirà il suo libro, 'Flash', edito da Piemme.
"Spiegherò che bisogna avere dei sogni e viverli fino in fondo -
dice Jacobs -. Nessuno ti regala niente, non bisogna aspettarsi
di trovare le porte aperte ma poi si aprirà il portone più
importante. Il libro racconta più i miei insuccessi che i
successi, perché sono quelli che mi hanno aiutato a vincere".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA