Ha vinto con strettissimo margine,
appena due voti in più (444 contro 442) dell'altro candidato
Fabrizio Baldantoni (vicepresidente vicario uscente), ma tanto è
bastato a Flavio D'Ambrosi, ex pallanuotista di rilievo
nazionale poi convertitosi alla causa della 'nobile arte' di cui
è stato anche arbitro, per essere confermato al vertice della
federazione pugilistica italiana (Fpi). A pesare sul voto
saranno stati, probabilmente, anche i deludenti risultati degli
azzurri all'Olimpiade di Parigi e anche le polemiche che ne sono
seguite, altrimenti D'Ambrosi avrebbe ottenuto dei voti in più,
fatto sta che si riparte con al timone questo dirigente di 54
anni al quale di sicuro non manca la voglia di fare. E anche di
lavorare a livello internazionale, per quanto potrà fare,
affinché la boxe rimanga nel programma delle Olimpiadi: ad oggi
è fuori, ma i progressi, strutturali e anche organizzativi, di
World Boxing, il nuovo ente a cui la Fpi ha aderito, fanno ben
sperare.
A D'Ambrosi il lavoro non mancherà, con l'impegno di riunire
un movimento che le elezioni di oggi hanno dimostrato essere
diviso. "Sono felicissimo di essere stato riconfermato
presidente della Fpi - le parole di D'Ambrosi -: è stato un
percorso in salita e mi sento di fare i complimenti a Fabrizio
Baldantoni, che è stato un competitor agguerritissimo. Il
risultato delle urne porta a molte riflessioni: il mio primo
compito come presidente, insieme ai nuovi componenti del
consiglio federale (fra i quali lì'ex campione Giovanni De
Carolis, che si è appena ritirato ndr), sarà quello di riunire
tutti sotto la stessa bandiera, quella del pugilato italiano,
per affrontare con coesione, impegno e competenza un quadriennio
che si prospetta difficile ma di crescita". "Queste non sono
parole di circostanza - aggiunge D'Ambrosi -: è il momento di
mettere da parte gli orgogli personali affinché si possa creare
quell'unità necessaria e obbligatoria per la nostra comunità che
ogni giorno lavora con devozione e passione nelle palestre di
tutta Italia".
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