Guai, e anche grossi, in vista per Cristiano Ronaldo: la procura di Madrid lo ha denunciato per una presunta 'frode fiscale' per il mancato pagamento di 14,7 milioni di euro sui diritti d'immagine al fisco spagnolo fra il 2011 e il 2014. L'accusa è pesante. La star portoghese - da poco vincitore con il Real Madrid della Champions contro la Juventus e più vicino che mai a un nuovo Pallone d'Oro - avrebbe evaso in forma "consapevole e volontaria" imposte per 1,39 milioni nel 2011, 1,66 nel 2012, 3,20 nel 2013 e 8,50 nel 2014. Questo grazie a una struttura di società in Irlanda e nel paradiso fiscale delle Isole Vergini Britanniche creata nel 2010, un anno dopo il suo arrivo al Real Madrid, che gli consentiva di "nascondere all'Agenzia delle Entrate redditi generati in Spagna per i diritti d'immagine". Secondo l'inchiesta Footbal-Leaks sarebbero cosi stati dirottati 150 milioni di euro. Ronaldo, 32 anni, è accusato di quattro reati fiscali. Secondo la stampa spagnola rischierebbe, se ritenuto colpevole, fra uno e 7 anni di carcere. Leo Messi, giudicato per una analoga frode fiscale sui diritti d'immagine per 4,1 milioni, nel 2016 è stato condannato a 21 mesi. Non è andato in carcere perchè senza precedenti penali, e perchè la pena è inferiore ai due anni. Secondo La Vanguardia se si applicasse a Ronaldo il metro usato per Messi la condanna sarebbe di 28 mesi e il portoghese potrebbe finire in prigione. Per il sindacato dei funzionari del fisco Ronaldo rischia fra 21 e 32 mesi. Una ipotesi però ancora non proprio dietro l'angolo. Il tribunale deve decidere entro sei mesi se incriminare o meno il portoghese e rinviarlo a giudizio. Poi si andrebbe al processo e a una sentenza, non prima del 2018 o del 2019. Nella denuncia presentata al tribunale di Pozuelo di Alarcon - giusto in tempo per evitare la prescrizione che sarebbe scatatta il 31 giugno - la procura fa un riferimento esplicito alla giurisprudenza della sentenza Messi. La star portoghese è solo l'ultimo calciatore della Liga a finire nel mirino del fisco spagnolo - dopo Messi, Neymar, Falcao, Alves, Mascherano o Di Maria - sotto il nuovo governo Rajoy-bis, che con la riforma fiscale del 2016 ha seppellito la 'legge Beckham' pensata per attrarre star multimilionarie straniere nel calcio spagnolo, con un tasso dimezzato, quasi 'sociale', di imposizione al 24%.
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