Il giudice sportivo della Lega Calcio di serie A, Gerardo Mastrandrea, ha chiesto - apprende l'ANSA - "ulteriori indagini" sui cori antisemiti della curva nord della Lazio nel corso del derby di domenica con la Roma.
Il giudice sportivo deciderà sul caso entro il 4 aprile prossimo, in relazione anche all'esito degli accertamenti in corso, in merito "ai cori beceri e offensivi, di matrice anche religiosa, che risultano essere stati rivolti prima e durante la gara dalla totalità della tifoseria assiepata nella Curva Nord nei confronti dei sostenitori della squadra avversaria, e che risultano essere stati percepiti nella maggior parte dell'impianto". La decisione, sottolinea Mastrandrea, sarà presa in relazione all'esito degli accertamenti e "avuto riguardo al comportamento e alla collaborazione della società nell'attività di individuazione dei responsabili e degli ispiratori, nonchè nel prevenire il ripetersi di simili deprecabili manifestazioni".
Il procuratore federale della Figc, Giuseppe Chinè, procederà ad acquisire i video e gli audio dei cori di matrice razzista registrati dal personale della polizia della Questura di Roma, domenica durante il derby all'Olimpico. Lo apprende l'ANSA. L'acquisizione avviene sulla base della delega del giudice sportivo della serie A, che ha chiesto un supplemento di indagine sui cori antisemiti della curva nord della Lazio.
Dopo gli episodi di cori antisemiti e la diffusione sui social dell'immagine di un tifoso con una maglia con scritto 'Hitlerson', la Lazio ha deciso di ribadire ufficialmente la propria estraneità a certe condotte. E ha annunciato l'intenzione di "costituirsi parte civile per il risarcimento dei danni provocati", dopo essersi attivata immediatamente all'opera per individuare i responsabili e "inibirne l'accesso allo stadio". La società biancoceleste, si legge sul sito, è sempre stata "in prima linea, in particolare con l'attuale presidenza, nel condannare pubblicamente, prevenire e reprimere senza riserve qualsiasi manifestazione o azione discriminatoria, razzista o antisemita". Contro azioni di questo tipo, "che nulla hanno a che fare con il tifo sano", il club ha sempre rivolto condanne "puntuali e mai generiche, supportate da iniziative specifiche volte a prevenire e combattere tali fenomeni". Questo perché la Lazio si dissocia da qualsiasi comportamento di questo tipo, definito "illegale e anacronistico", e si dichiara parte lesa da questi comportamenti. Il guaio è che molte persone, definite "ignoranti, incivili e superficiali" replicano comportamenti di cui non conoscono significato e portata, diffondendo negli stadi "un germe pericoloso". Il club aquilotto passa al contrattacco, sottolineando come la Lazio sia stata spesso la prima e l'unica a intervenire, "denunciando pubblicamente, chiedendo collaborazione alle forze dell'ordine per la repressione e attivando iniziative di carattere educativo". La Lazio si ispira a valori opposti: "inclusione, sportività e rispetto di tutti". Nel comunicato la società prosegue spiegando di aver attivato ("già prima e durante la partita di domenica scorsa") la propria organizzazione per la sicurezza, presieduta dal Prefetto Nicolò D'Angelo, già vicecapo della Polizia, "per applicare severamente il codice etico, individuare i responsabili, inibirne l'accesso allo stadio e costituendoci parte civile per il risarcimento dei danni provocati". "Nelle prossime ore - conclude la Lazio - comunicheremo gli esiti, già positivi, della nostra attività, confidando sulla fattiva collaborazione delle istituzioni preposte alla salvaguardia delle regole democratiche".
"Se guardo quello che è successo l'altro giorno dove una persona è entrata con una maglietta che oltre al numero riporta sulle spalle un nome irripetibile, credo che allora qualcosa di più ai controlli si possa fare". Lo ha detto il ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, commentando i cori antisemiti durante il derby e il tifoso della Lazio entrato all'Olimpico con la maglia "Hitlerson". Ha definito quanto successo "inaccettabile", aggiungendo che "di grande aiuto può essere la tecnologia". "Non credo invece nella militarizzazione degli stadi - ha proseguito parlando di come evitare certi comportamenti sugli spalti - Mentre credo nella responsabilizzazione individuale. Chi sbaglia paga, e per far questo serve più tecnologia negli stadi". Poi ha concluso: "Non dobbiamo trovare alibi, bisogna anche intervenire a livello culturale partendo dalle scuole e ci deve essere collaborazione tra istituzioni".
Il calcio si mobilita contro il razzismo. Nell'ambito della campagna #UnitiDagliStessiColori - promossa dalla Figc con il coinvolgimenti di calciatori, allenatori, Leghe, arbitri e tutti i principali attori del movimento calcistico - nel fine settimana del 9-10 aprile gli striscioni #UnitiDagliStessiColori saranno esposti sui campi di A, B e C maschile, mentre i direttori di gara vestiranno la tshirt della campagna. Sarà anche divulgata una serie messaggi attraverso piani di comunicazione, a partire da quelli della Figc e degli azzurri con la partecipazione del ct Roberto Mancini. Nei week-end del 25-26 marzo e del 1-2 aprile si mobiliterà anche il calcio dilettantistico. La divisione calcio femminile esporrà lo striscione in occasione della gara Inter-Juventus del 25 marzo e anche in questo caso la quaterna arbitrale indosserà la t-shirt durante l'ingresso in campo delle squadre, mentre la Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale diffonderà la campagna il 25 marzo (6ª giornata Lombardia a Milano e 5ª giornata Piemonte-Valle D'Aosta a Savona) e anche il 1° aprile (gare del Veneto) a Verona.
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