Giovanni Lodetti si è spento oggi, ad 81 anni. Se ne è andato uno dei grandi protagonisti del Milan di Rivera, il 'Basletta' come veniva soprannominato per il suo mento pronunciato; cuore e polmoni di una squadra capace in un decennio di vincere due campionati, due Coppe Campioni, un'Intercontinentale, una Coppa delle Coppe e una Coppa Italia. In Azzurro riuscì a ritagliarsi uno spazio nel centrocampo dell'Italia Campione d'Europa del 1968, poi il grande rammarico di essere l'escluso a Messico '70 dopo l'infortunio di Anastasi. Si doveva far spazio a Boninsegna e Prati, Lodetti tornò a casa con l'amarezza di aver solo accarezzato la spedizione.
Ma il Basletta non era uomo polemico, amava il calcio nella sua semplicità. Anche dopo il ritiro la domenica al parco non si tirava mai indietro quando c'era da tirare calci al pallone. Lo faceva nell'anonimato, senza presentazioni. Bastava riassaporare l'odore dell'erba, sentire il fango sotto le scarpe, i polmoni che bruciano. Emozioni che lo hanno accompagnato in una carriera fatta di corsa e sacrificio per lasciare il genio di Rivera libero di esprimersi. Così anche al parco vicino a casa, quando orami i capelli erano diventati bianchi, era difficile superarlo con la palla tra i piedi.
Anche i giovani dovevano arrendersi a quel signore dal fiato incredibile e dai piedi buoni. Poi, si dice, un giorno fu riconosciuto da un tifoso rossonero che passava per il parco. "E' il Basletta, vinse tutto con il Milan". Poi il trasferimento alla Sampdoria che lo fece subito capitano per tre stagioni non semplici. "Un amore infinito il suo per il Milan, per tutti i suoi compagni di squadra e amici rossoneri. Ha corso e lottato, ha vinto e vissuto con la maglia della sua vita, il Lodetti. Alla signora Rita e al figlio Massimo le condoglianze più sentite e sincere per la perdita dell'inimitabile Giuanin, il nostro indimenticabile Basletta", lo ricorda il club rossonero con un post sul suo profilo Twitter. Lodetti cercò di tenere i contatti con tutti i suoi ex compagni, amici con cui aveva scritto la storia del calcio. Con Rivera, alla fine, si erano persi di vista. Lo aveva raccontato lui stesso all'ANSA poco dopo aver compiuto 81 anni, l'agosto scorso. "Sono emozioni che non si cancellano, che non si possono mandare via. Io ancora oggi - aveva raccontato - ho una raccolta di figurine e gagliardetti, quando mi viene un po' di malinconia vado a vederli e mi rimettono a posto".
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