Lee Carsley, allenatore ad interim
dell'Inghilterra, non intende cantare l'inno nazionale
britannico, nemmeno stasera, prima del match di Nations League
contro l'Irlanda. Il tecnico, scelto come traghettatore dopo
l'addio di Gareth Southgate, ha ribadito di preferire
concentrarsi sulla tattica nei minuti immediatamente precedenti
al fischio d'inizio. Carsley ha dichiarato di non aver mai
cantato l'inno nazionale durante il suo periodo da giocatore
della Repubblica d'Irlanda o da allenatore dell'Inghilterra
Under 21. E cantare "God Save the King" prima del calcio
d'inizio non sarà nei programmi di Carsley. "È una cosa che mi
ha sempre messo in difficoltà quando giocavo con l'Irlanda", ha
detto ieri Carsley. "Sono sempre stato molto concentrato sulla
partita e sulle prime azioni di gioco. Sono momenti in cui la
mia mente non puo' essere distratta. "Rispetto pienamente
entrambi gli inni e capisco quanto significhino per entrambi i
Paesi. È una cosa che rispetto molto", ha detto. Ma la cosa ha
suscitato più di una perplessità sulla stampa inglese: secondo
il Telegraph, infatti, non cantare l'inno è "un ostacolo nel suo
ruolo di nuovo allenatore candidato per l'Inghilterra. Ci si
chiede se sia in grado di sopportare psicologicamente i doveri,
l'attenzione e la pressione aggiuntivi", si domaba il giornale
inglese.
Per il Telegraph "non cantare l'inno è irrispettoso se vuole
essere l'uomo che guida la nazionale inglese. È una cosa che fa
parte del territorio, in una posizione che - a torto o a ragione
- sembra essere al pari del Primo Ministro quando si tratta di
importanza nazionale. Perché? È ciò che ci si aspetta da un
leader. Un inno è visto come una dimostrazione di unità, lealtà
e appartenenza. Può instillare orgoglio e può segnare il
rispetto. Carsley potrebbe vederla come una distrazione. Ma lui
è il manager dell'Inghilterra".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA