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Sorpresa Udinese, tutti i segreti di mister Runjaic

Sorpresa Udinese, tutti i segreti di mister Runjaic

Tecnico tedesco sconosciuto ai più ha riportato friulani in alto

UDINE, 17 settembre 2024, 14:33

Redazione ANSA

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(di Lorenzo Padovan) Era il 26 maggio. A un quarto d'ora dalla fine del match di Frosinone, l'Udinese aveva un piede e mezzo in B. E i padroni di casa non avevano sbloccato il risultato solo grazie a due miracoli di Okoye. Ci pensò la rete di Davis a tenere i bianconeri in A al termine della stagione più sofferta delle 29 consecutive nella massima serie, un traguardo condiviso, nel periodo, solo con Inter, Milan, Roma e Lazio.
    Quella sera Gino Pozzo tirò una linea. A sorpresa si congedò dal salvatore della patria, il pallone d'oro Fabio Cannavaro, per affidarsi allo sconosciuto ai piu' Kosta Runjaic, che oggi lo ripaga con la vetta solitaria della classifica, anche se sono state disputate solo 4 giornate.
    Da 13 anni i friulani non guardavano tutti dall'alto: in panchina c'era Guidolin e al termine di quel torneo i bianconeri arrivarono terzi, dietro Juventus e Milan. Curiosamente, il figliol prodigo Alexis Sanchez nell'ottobre 2011 - la vetta solitaria è alla settima giornata - non era già più a Udine: in estate era volato a Barcellona. E oggi non è ancora sceso in campo, causa infortunio. Gran parte del merito di questo miracolo sportivo è di Runjaic, perché nell'organico del primo scorcio di campionato l'unica novità tra i titolari è lo svedese Karlstrom, mentre i senatori Pereyra, Walace, Perez e Samardzic hanno appena salutato il Friuli rimpiazzati da giovani di belle speranze.
    Il tecnico tedesco è un pragmatico, rifugge riflettori e notorietà. Quando è arrivato ha detto di chiamarlo semplicemente Kosta, ha fatto sapere che la famiglia sarebbe rimasta in Germania; ha garantito solo una cosa: impegno e serietà. I friulani lo hanno adottato da subito, accolto da un'ovazione nella presentazione in piazza, ha esordito con un "Mandi" e i cuori si sono sciolti definitivamente. In campo schiera la difesa a tre e si affida a due trequartisti dietro una punta di peso. Non teme la pressione: in Polonia guidava il Legia Varsavia, una delle compagini più titolate, avendo vinto 15 campionati e 20 coppe nazionali, con anche due semifinali in Coppa dei Campioni e in Coppa delle Coppe. E tifoseria caldissima.
    Nei primi tre mesi di lavoro in Italia non ha sbagliato una mossa, aiutato dal mastino Inler, scelto come direttore area tecnica: allenamenti aperti al pubblico, Thauvin capitano che sembra tornato quello che nel 2018 fu campione del mondo con la Francia, nessuna euforia di fronte all'escalation di risultati.
    Dopo Bologna ha ammesso di aver portato a casa un punto fortunosamente; battuta la Lazio ha ricordato che aver eguagliato il record di successi interni della stagione precedente era traguardo ben poco edificante; nel commentare il successo sul Como, grazie a un rigore sbagliato da Cutrone al 96', ha dato ragione a Fabregas: i lariani avevano giocato meglio; a Parma, nella serata magica del ritorno in vetta, ha predicato calma, ricordando che il bottino incamerato è solo fieno in cascina per quando verranno tempi bui.
    Adesso è atteso dalla prova del 9: prima la Roma di De Rossi, che non ha ancora vinto in campionato, poi la corazzata Inter, in casa. Dopo questi 180' si saprà forse il vero valore dell'Udinese. In fondo, prima dei Percassi e dell'Atalanta dei miracoli, il titolo di regina delle provinciali è stato suo per tanti lustri. E 30 anni in A non sono un caso.
   

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