Dopo che la Valieva, visibilmente sconvolta, ha terminato la sua routine, la sua allenatrice Eteri Tutberidze ha chiesto ripetutamente sua pupilla "perche' l'hai lasciato andare, perche'? Dimmelo...", disinteressandosi del suo stato emotivo.
"E' stato agghiacciante vedere come è stata accolta dall'entourage più vicino", ha detto Bach in conferenza stampa, aggiungendo stupore poi per la compagna di squadra Alexandra Trusova: "Tutto questo non mi dà molta fiducia in questo stretto entourage di Kamila, né per quanto riguarda quanto accaduto in passato, né per quanto riguarda il futuro".
Bach, che ha detto di sperare che la Valieva "abbia il sostegno della sua famiglia, il sostegno dei suoi amici e il sostegno delle persone che l'aiutano in questa situazione estremamente difficile", ha ribadito che il Cio aveva chiesto all'Agenzia mondiale antidoping (Wada) di indagare sugli allenatori e sui consulenti intorno a Valieva.
Rispondendo a una domanda di un giornalista russo sul fatto che il Cio avesse qualche responsabilità per quello che è successo a Valieva, Bach ha osservato che "c'è un campione A positivo e questo campione A positivo deve essere affrontato e non lo stavamo ignorando. Stiamo seguendo lo stato di diritto e abbiamo a che fare allo stesso tempo con una minorenne, con una ragazza di 15 anni che ovviamente ha una droga nel suo corpo che non dovrebbe essere nel suo corpo. E quelli che le hanno somministrato questo farmaco nel suo corpo sono colpevoli." La prestazione incerta di Valieva è stato l'ultimo capitolo di una saga doping iniziata quando il campione del 25 dicembre è risultato positivo alla trimetazidina, un farmaco usato per curare l'angina ma vietato agli atleti perché può aumentare la resistenza. La Corte arbitrale dello sport ha stabilito che la Valieva poteva continuare a gareggiare, ma non l'ha scagionata dal doping. Il risultato positivo è stato rivelato solo all'inizio dei Giochi di Pechino e dopo che la Valieva aveva già aiutato i russi a vincere il titolo di pattinaggio a squadre.
Il caso Valieva ha puntato i riflettori sulla partecipazione della Russia ai Giochi olimpici, mettendola ancora nel mirino a causa del massiccio programma antidoping sponsorizzato dallo Stato che ha raggiunto il suo apice alle Olimpiadi invernali di Sochi del 2014: non a caso, gli atleti russi gareggiano a Pechino sotto la bandiera del Comitato olimpico russo.