Il nuovo processo, i tempi incerti, così come l'esito. Jannik Sinner è ripiombato nel limbo: il ricorso della WADA contro l'assoluzione decisa dall'ITIA per la positività al clostebol del tennista numero uno al mondo ha riaperto un iter che lo stesso campione dava per chiuso. Dopo aver ribadito che anche il nuovo passaggio dimostrerà la sua innocenza, l'azzurro comunque dovrà affrontare un altro percorso che si annuncia piuttosto lungo. Intanto continua a giocare, e lo farà anche a Pechino dove da campione in carica affronterà i quarti del torneo Atp 500 contro il polacco Jiri Lehecka. E lo dovrà fare nei prossimi mesi, intensi, tra le Finals di Davis a Malaga, le Atp Finals e a scavallare al nuovo anno gli Open d'Australia dove arriverà da campione in carica.
E sempre con il peso del giudizio e il timore che quanto deciso dall'International Tennis Integrity Agency possa essere ribaltato. "E' importante sottolineare che, ad oggi, Sinner non risulta sospeso e, conseguentemente, potrà proseguire la propria attività agonistica senza limitazioni di alcun genere - spiega l'esperto di diritto sportivo, avvocato Cesare Di Cintio -. Il procedimento, regolarmente incardinato, prevede che la WADA presenti le motivazioni nel termine perentorio di 10 giorni (che potranno essere prorogabili) dal deposito del preannuncio del ricorso". L'iter è piuttosto standard: "Successivamente la difesa di Sinner disporrà di 20 giorni (anche questi prorogabili) per costituirsi nel giudizio sostenendo le proprie difese - aggiunge Di Cintio -. Si procederà quindi alla nomina del collegio arbitrale composto da tre giudici, uno nominato dal TAS con funzioni di Presidente, uno nominato dalla difesa di Sinner e l'altro dalla WADA. Il Collegio giudicante nominato analizzerà il caso e regolerà la cadenza degli ulteriori incombenti processuali. In assenza di proroghe, la prima udienza potrebbe essere fissata per dicembre. Data la particolarità del caso, tuttavia, potrebbero essere necessarie diverse udienze prima di giungere alla decisone finale".
L'agenzia antidoping - sotto accusa dopo il caso dei nuotatori cinesi ammessi a gareggiare a Tokyo nonostante casi di doping, vuole ora ritrovare credibilità mostrando il pugno duro - ha chiesto una squalifica da uno a due anni. "La Wada, come in primo grado, presumibilmente sosterrà che, seppur rilevato in piccole quantità, il clostebol risulta comunque dopante e, come tale, proverebbe la negligenza dell'atleta che è sempre tenuto a prestare la massima attenzione e non esporsi a contaminazioni con prodotti proibiti - sottolinea Di Cintio -. Sinner, tuttavia, potrà contare su due elementi a suo favore: la bassissima concentrazione del prodotto rilevato che, secondo le perizie già agli atti, può essere giustificata solo mediante una contaminazione involontaria e sul precedente simile di Palomino, in cui la stessa sostanza era presente in misura superiore e, comunque, si era concluso con l'assoluzione dell'atleta. Quelli indicati sono tutti elementi che potrebbero portare alla assoluzione di Sinner".
Due però i precedenti in senso contrario: i due sciatori di fondo norvegesi, Therese Johaug e Martin Sundby. Anche qui il clostebol nel mirino, la difesa con assunzione involontaria non accolta dalla giustizia sportiva, con il Tas che addirittura aumentò la sanzione della sciatrice da 13 a 18 mesi, lasciandola fuori dai Giochi invernali del 2018. Sinner intanto va avanti, confidando nel sostegno dei tanti tifosi che in tutto il mondo in questi giorni gli si stringono intorno: 'forza Jannik' il grido sui social. E anche il rivale Carlos Alcaraz lo sostiene: "Mi dispiace per quello che sta passando: il caso era chiuso, avevano stabilito che era innocente: tutto questo non fa bene al nostro sport, spero che Jannik possa continuare a fare bene come sa fare quello che più ama. Il tennis".
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