Sulla scia dello scandalo Cambridge Analytica, che ha coinvolto 87 milioni di profili degli utenti, nel giugno scorso il ceo di Facebook Mark Zuckerberg ha riunito una cinquantina di top manager spiegando loro che il social era "in guerra", e che si sarebbe comportato di conseguenza.
Lo scrive il Wall Street Journal, secondo cui quel cambio di impostazione ha causato le dimissioni di diversi dirigenti nel corso degli ultimi mesi. Sulla graticola per la mancata protezione dei dati, criticato da utenti, investitori e finito al centro dell'attenzione dei politici, Zuckerberg ha annunciato ai suoi che sarebbe diventato un manager più deciso e aggressivo per rispondere alla situazione. In tempi di pace, ha osservato, i manager possono muoversi in modo più lento per far sì che le decisioni chiave siano abbracciate da tutti. In guerra, però, occorre agire in modo rapido, e per questo i dirigenti avrebbero dovuto "fare progressi più velocemente".
Sempre secondo il Wsj, il nuovo corso ha causato un "tumulto senza precedenti" che ha portato alle dimissioni di diversi manager (tra cui i co-fondatori di Instagram, WhatsApp e Oculus), oltre a creare tensioni con il direttore operativo Sheryl Sandberg.
Forte perdite a Wall Street per il titolo della società.