Dopo il pacchetto gemello Digital Services Act-Digital Markets Act per mettere fine al far west dell'era digitale, Bruxelles è pronta a sferrare un altro attacco alle major della Silicon Valley. Questa volta sul versante della privacy. Potenziando con nuove regole armonizzate la sua arma di punta, quel Regolamento generale sulla protezione dei dati Ue (Gdpr) operativo dal maggio 2018 ma da più parti criticato per un'attuazione troppo lenta e lassista.
Con il primato legale sulle controversie relative alla privacy che in tutti questi anni è rimasto nelle mani di Irlanda e Lussemburgo, capofila delle indagini su Facebook, Google, Apple, Twitter e Amazon in quanto loro dimora continentale. Con una nuova proposta pronta a essere svelata il 4 luglio, la Commissione europea punta a "rafforzare la fiducia dei cittadini facilitando una risoluzione più rapida delle indagini e riducendo il numero di dispute tra le autorità di controllo" dei Ventisette.
Nell'ultima bozza del disegno di regolamento, di cui l'ANSA ha preso visione, Bruxelles armonizza le norme per i "casi transfrontalieri", lasciando ai garanti nazionali campo aperto per fare squadra e agire insieme contro i possibili abusi sul modo in cui i giganti del tech utilizzano le informazioni degli utenti. Una risposta che accontenta le richieste delle stesse autorità, riunite nel Comitato europeo per la protezione dei dati (Edpb), che lo scorso anno avevano inviato ai servizi del commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, una "lista dei desideri" per migliorare l'applicazione del regolamento. La proposta arriva nel bel mezzo dell'estate più calda per Mark Zuckerberg, Elon Musk & co., alle prese con gli stress test Ue in vista dell'entrata in vigore - il 25 agosto - dei nuovi obblighi sulla gestione dei contenuti illegali, la trasparenza, il rispetto dei diritti fondamentali e la stessa tutela della privacy contenuti nel Digital Services Act.
Di rientro dalla sua recente missione californiana, l'avvertimento in via direttissima del commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, non lascia margini di dubbio: per Palazzo Berlaymont è arrivato il momento di "ribaltare la situazione" a favore degli utenti. Oppure, il rischio per le major è di incappare nello smantellamento delle proprie attività nei confini continentali. E il rafforzamento del Gdpr aggiunge un nuovo promemoria per le Big Tech: per chi abuserà dei dati personali dei cittadini europei è pronto il fuoco incrociato dei garanti di tutta l'Unione.
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