Continua per il quinto giorno
consecutivo la mobilitazione degli agricoltori indiani che, a
decine di decine di migliaia restano accampati sulle autostrade
nazionali attorno ai varchi di frontiera di Singhu eTikri, a
pochi chilometri dalla capitale: i blocchi stanno rendendo un
incubo il normale traffico verso e all'interno della città.
La "Dilli Chalo" era stata indetta dalle associazioni dei
contadini come una marcia pacifica che avrebbe dovuto
raggiungere il centro di Delhi, ma è stata bloccata dal governo,
che, con la motivazione della pandemia, ha fatto fermare i
manifestanti dalle frontiere, e ha autorizzato la Polizia a
usare contro di loro gas lacrimogeni e cannoni d'acqua.
Ieri, dopo un'assemblea, è stata rigettato la proposta
arrivata dal Ministro dell'Interno di avviare colloqui, a patto
che i manifestanti accettassero di trasferire l'accampamento
nell'area di Burari, uno sterminato parco alla periferia della
capitale. Le associazioni hanno risposto che Burari "non è un
parco, ma un campo di concentramento a cielo aperto", e hanno
minacciato di accerchiare tutti e cinque i posti di frontiera,
non solo i due attorno ai quali sono accampati da venerdì
scorso. Alcune migliaia di dimostranti, che venerdì scorso erano
stati fatti affluire verso Delhi, sono stati fermati dalla
Polizia e trasferiti al Nirankarai Samagan Ground, e continuano
ad essere trattenuti nell'area, da dove gli agenti impediscono
loro di muoversi.
Il governatore dello stato del Punjab Amarider Singh, che
sostiene la protesta, ha invitato le associazioni a considerare
la proposta del governo e ad avviare al più presto trattative.
La manifestazione è stata indetta un mese fa dalle più
importanti sigle nazionali degli agricoltori per protestare
contro le recenti leggi di riforma del settore, ed è sostenuta
dai partiti di opposizione.
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