"Fateci riaprire subito! No all'1
luglio!". In una Piazza del Popolo coloratissima, a protestare è
una folla di 350 tra principesse, mascotte, pinguini, majorette,
stuntmen, ovvero la rappresentanza dei lavoratori
dell'Associazione Parchi Permanenti Italiani, le 230 strutture
tra parchi a tema, avventura, acquatici e faunistici, chiusi
ormai da ottobre e che oggi rischiano di perdere quasi l'intera
stagione calda per un cronoprogramma che, a oggi, li terrà
chiusi ancora fino all'1 luglio. Un settore che nel 2019 ha
generato un giro d'affari complessivo di due miliardi di euro,
ma soprattutto un grande complesso di attività con 25 mila posti
di lavoro diretti (tra occupati fissi e stagionali) che arrivano
a 60.000 addetti considerando l'indotto.
"L'atteggiamento del governo è miope - sottolinea il
presidente dell'associazione e di Leolandia, Giuseppe Ira - Non
riusciamo a capire quale siano le ragioni" di questa apertura
ritardata, visto che "lavoriamo all'aria aperta e abbiamo
ridotto a un terzo la nostra capacità". "Dobbiamo restare
chiusi e intanto però si continua con le attività di
manutenzione per la sicurezza e la conservazione delle
strutture", lamenta Guido Zucchi, ad di Magicland. "Perché
possiamo aprire dopo i ristoranti al chiuso e le palestre? -
domanda il direttore generale di Mirabilandia, Riccardo Marcante
- Chiediamo più rispetto per le nostre 800 famiglie, che da
aprile non hanno nessun sostegno. È inaccettabile".
Non solo divertimento. "Noi siamo un'agenzia della salute -
dice Manuela Lovo, direttrice di Acqua estate e presidente dello
Sporting Club Noale - Lavoriamo con il cloro e a ottobre più di
100 controlli nelle piscine a livello nazionale hanno dimostrato
che non c'è alcun pericolo".
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