Si può dire che se THE FRENCH
DISPATCH di Wes Anderson racconta l'anima fantastica
dell'America, PETROV'S FLU di Kirill Serebrennikov, anche lui in
concorso alla 74/a edizione del Festival di Cannes, quella più
piena di storia e follia, anche alcolica, della Russia. Assente
il regista, bloccato nel suo Paese da una condanna penale, il
festival ha voluto però lanciare un messaggio politico in suo
sostegno: gli attori del film hanno salito i gradini della
Montee des Marches per la premiere indossando un distintivo
rosso con le iniziali "KS", mostrato anche dal presidente del
festival Pierre Lescure e dal delegato generale Thierry Frémaux,
che li ha accolti in cima. E nella platea del Grande Theatre
Lumiere la sedia che avrebbe dovuto ospitare Serebrennikov è
rimasta vuota. Alla fine della proiezione infatti, grazie a una
videochiamata, il regista ha potuto salutare e ringraziare dal
vivo il festival e il pubblico.
Cosa racconta il film in cui regnano confusione, rumore,
intreccio di storie, neve e vodka? Una giornata nella vita di un
fumettista e della sua famiglia nella Russia post-sovietica.
Basato sul romanzo 'The Petrovs In and Around the Flu' di Alexey
Salnikov, PETROV'S FLU si rivela, sequenza dopo sequenza, un
viaggio allucinato tra realtà e immaginazione. Questa la storia.
Petrov (Semyon Serzin) fa il meccanico, mentre sua moglie
Petrova (Čulpan Nailevna Chamatova) è invece bibliotecaria. Sono
divorziati, ma vivono ancora sotto lo stesso tetto insieme al
figlio, un bambino delle elementari.
Ora Petrov, quasi trentenne, sta tornando a casa dal lavoro a
bordo di un filobus pieno di gente decisamente agitata quando si
accorge di avere la febbre. Poco dopo, senza neppure
accorgersene, si ritrova all'interno di un carro funebre - il
defunto si è infatti risvegliato e se n'è andato -, bevendo
vodka con un'altra persona. Finalmente a casa Petrov trova ex
moglie e il figlio, entrambi malati di influenza.
"Spero che quando il mondo sarà di nuovo in grado di
viaggiare, potrò unirmi a tutti voi - ha detto in un'intervista
a Variety -. Ho avuto la mia storia di reclusione. Ora è come
una moda globale, sono una specie di pioniere" scherza il
regista cinquantunenne.
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