A soli dieci anni è già la seconda volta che fugge dalla guerra. È la storia di un bambino ucraino arrivato a inizio marzo a Norcia, in provincia di Perugia, assieme alla mamma, la bisnonna ottantenne e un cagnolino. Da un paio di settimane vivono in una delle casette Sae degli sfollati del sisma, rimasta libera dopo che i precedenti occupanti sono tornati nella loro abitazione tornata agibile. Il bambino, capelli scuri e occhi furbi, sa cosa sia un terremoto.
"Le case che ho visto qui crollate - racconta all'ANSA - somigliano a quelle distrutte dai bombardamenti". La mamma annuisce e con le lacrime agli occhi racconta il loro calvario che ormai dura da otto anni. "Nel 2014, quando di fatto è iniziata la guerra - spiega -, vivevamo, assieme anche a mio marito, a Donetsk e fummo costretti a fuggire. Lui era molto piccolo. Ci trasferimmo a Kramators'k da dove siamo dovuti di nuovo scappare. È dura fuggire, lasciare i genitori, il marito e tutti gli affetti. Voglio che la guerra finisca subito così da tornare nel mio Paese". La nonna se ne sta seduta su una poltrona in un angolo della Sae, ascolta e non proferisce parola se non per dire che le manca la sua casa. Al piccolo, invece, manca soprattutto il suo papà. "Lo sento tutti i giorni - racconta -, mi chiede come mi trovo in Italia, se mangio e cosa faccio". Sentono la nostalgia dell'Ucraina, ma mamma e figlio non scartano nemmeno l'idea di un futuro in Italia, "ovviamente se mio marito può raggiungerci", precisa la donna. Al piccolo, appassionato di calcio e tifoso della Juventus, dell'Italia piace soprattutto il clima - "qui fa più caldo" - e la pasta.
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