Maglietta smanicata
autoreferenziale (la scritta è Ultimo in giallo), jeans,
occhiali da sole, berretto al contrario, un grande sorriso e la
gioia palpabile per aver finalmente realizzato il sogno di un
concerto al Circo Massimo, programmato per la prima volta nel
2020 e poi rimandato per il Covid. Così Ultimo (nome d'arte di
Niccolò Moriconi), classe 1996, giovane cantautore romano
abituato a numeri da popstar (52 dischi di platino, 17 dischi
d'oro, più di un miliardo di stream totali sul canale Spotify,
550 mila biglietti venduti nel nuovo tour iniziato a giugno) ha
aperto una performance travolgente che ha ripercorso a fondo,
attraverso circa 30 canzoni (medley compreso) il suo percorso
musicale, Ad accoglierlo 70 mila persone di tutte le età che non
smettono mai di cantare. Fra di loro non mancano i vip, da Mara
Venier con tanto di bandana dedicata al cantautore in testa a
Lorella Cuccarini passando, da Manuel Bortuzzo a Ludovica
Martino.
Una performance vissuta come un ritorno a casa: "Che bello che
posso parlà romano tranquillamente" dice raggiante, introducendo
nella seconda parte del concerto uno suoi brani poi personali,
Fateme cantà,. Un'esibizione a cui segue la sua Poesia per Roma"
dedicata alla sua città scritta nel 2019. Tra i versi: "E' una
battaglia persa con i politici corrotti però ne parli e dopo
ridi perché a Roma te ne fotti (...)"
Su un palco alto più di 30 metri e largo più di 60, formato
da due U, una verticale e una orizzontale che lo porta in mezzo
al pubblico, il musicista regala una full immersion quasi senza
pause. Una partenza accompagnata dal piano, per passare subito
alle sonorità pop rock, di brani nei quali Niccolò esplora
soprattutto gli amori, gli incontri e se stesso, come Quei
ragazzi, Dove il mare finisce, Cascare nei tuoi occhi, e il
nuovo singolo 'Vieni nel mio cuore' e 'Niente', intenso
autoritratto come 'Sul finale' Prima dell'ultima parte c'è
tempo per un consiglio ai ragazzi: "vivete dentro la vostra
passione, il vostro piano A, senza un piano B, dovete essene
ossessionati". Gran finale con il bis. Sogni appesi, introdotto
da una corsa sotto il palco, sfiorando le mani del suo pubblico.
Poi l'urlo: 'Abbiamo vinto noi!".
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