La forza internazionale Kfor a guida
Nato "controlla da vicino" la situazione al confine tra Kosovo e
Serbia ed è "pronta a intervenire se la stabilità è messa in
pericolo" in base al suo mandato, sancito dalle risoluzioni del
Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Lo si legge in un comunicato
emesso questa sera.
Nel comunicato si afferma che il comandante della Kfor, il
generale ungherese Ferenc Kajari, è in continuo contatto con
tutte le istituzioni interessate, e anche con i vertici militari
serbi. La Kfor, forte di circa 3.500 uomini, è presente in
Kosovo dalla fine della guerra nel 1999, sulla base della
risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La crisi è stata aperta dall'annuncio fatto dal governo di
Pristina, dell'entrata in vigore di una serie di misure che
obbligherebbero la popolazione serba, maggioritaria nel nord del
Kosovo e che resta legata alle strutture parallele che la Serbia
mantiene in Kosovo, a procurarsi documenti di identità emessi
dalle autorità kodovare e, da settembre, a sostituire le targhe
automobilistiche serbe con quella kosovare.
Per le proteste e i blocchi stradali messi in atto dai serbi,
Pristina ha deciso in serata di chiudere i valichi di frontiera
di Jarinje e Brnjak. Il premier kosovaro Albin Kurti ha accusato
delle nuove tensioni interetniche il presidente serbo Aleksandar
Vucic, che da parte sua ha lanciato un avvertimento a Pristina
esortandola a non continuare nella politica da lui ritenuta
ostile ai serbi, pur chiedendo alla popolazione serba di
mantenere la calma e di non cedere alle 'provocazioni'.
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