"Con Gianni se ne va un simbolo per
le nuove generazioni, di cui però resta l'esempio. La memoria
che ci resta è quella di continuare a lottare per una società
migliore". Così Stefano Francescon, assistente di Gianni
Reinetti, morto ieri. Con Franco Perrello, Reinetti fu parte nel
2016 della prima coppia unita civilmente a Torino e Francescon è
stato da allora il loro assistente, facendo dall'inizio della
loro vicenda pubblica anche da portavoce.
"Gianni si spendeva di continuo - prosegue - andava anche ai
Pride e non solo a Torino, finché ha potuto con le forze.
Chiunque ha il dovere di lottare e di impegnarsi. Sono stato
vicino a loro dal primo momento in cui hanno avviato le pratiche
per l'unione civile, ma la loro storia era iniziata il 14 luglio
del 1964: è stata la più longeva d'Italia e l'hanno girata tutta
insieme. La loro memoria dev'essere viva. È un pezzo di storia
di Torino".
Prima di Reinetti e Perrello in Italia si era unità
civilmente un'altra coppia, due donne, in una casa di riposo.
"Fu il sindaco Giuseppe Sala a celebrare l'unione e anche in
quel caso una delle due morì poco dopo" riferisce Francescon.
Per la coppia di Torino "il tema - spiega - fu quello delle
procedure d'urgenza anche per la pensione di reversibilità, ma
soprattutto per le precarie condizioni di salute di Franco,
stava già molto male. "Gianni fu il primo a ottenerla" dice.
Erano in contatto con Monica Cirinnà, che andarono a trovare in
Senato" aggiunge, in riferimento alla senatrice di cui la legge
sulle unioni civili porta il nome.
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