"Nulla giustifica una fatwa, una
condanna a morte": questo il messaggio indignato
sull'accoltellamento di Salman Rushdie apparso sul sito del
periodico satirico francese Charlie Hebdo, a sua volta duramente
colpito dal terrorismo islamico nel 2015, con un attacco che
fece 12 morti nel gennaio 2015, per le sue satire sull'Islam.
"Mentre scriviamo queste poche righe, non conosciamo ancora
le motivazioni dell'autore dell'accoltellamento contro Salman
Rushdie. E' rivolto contro il riscaldamento globale, contro la
caduta del potere d'acquisto o contro il divieto di innaffiare i
vasi da fiori a causa del caldo?", ironizza il capo redattore di
Charlie Hebdo, Riss. "Prendiamoci allora il rischio di dire che
si tratta probabilmente di un credente, che è molto
probabilmente un musulmano e che ancora più probabilmente ha
commesso il suo atto in nome della fatwa lanciata nel 1989
dall'ayatollah Khomeini contro Rushdie, condannandolo a morte".
Secondo il giornalista, "la libertà di pensiero, di
riflettere e di esprimersi non ha alcun valore per Dio e i suoi
servitori. E nell'Islam, la cui storia è stata sovente scritta
nella violenza e la sottomissione, questi valori molto
semplicemente non hanno un posto, in quanto sono una minaccia
alla sua presa sulle anime".
Riss respinge il ragionamento secondo cui la fatwa non
sarebbe giustificata perché le considerazioni fatte da Rushdie
sul libro "I Versi satanici" non sarebbero irrispettose verso
l'Islam: come dire che se invece il libro fosse stato
irrispettoso la fatwa sarebbe giustificata. "Ebbene no, va
ripetuto ancora una volta che nulla, assolutamente nulla
giustifica una fatwa, una condanna a morte, di chiunque e per
qualunque cosa", scrive Riss nella nota, augurandosi che Rushdie
smetta di vivere nascosto, come fa dal 2002, e ritrovi una vita
normale.
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