Chiedere la liberazione di Julian Assange, assurdamente detenuto per aver avuto il coraggio di denunciare crimini di guerra e gravissime violazioni dei diritti umani, e ridare così ruolo e valore ad un'informazione davvero libera e indipendente. E' l'obiettivo della campagna internazionale "LA MIA VOCE PER ASSANGE" che ha accolto l'appello lanciato dal Premio Nobel per la pace, Adolfo Pérez Esquivel. A promuoverla un comitato formato da Paolo Benvenuti, Daniele Costantini, Flavia Donati, Giuseppe Gaudino, Laura Morante, Armando Spataro, Grazia Tuzi, Vincenzo Vita. Il fondatore della piattaforma Wikileaks, che ha pubblicato a partire dal 2010 documenti top secret sui crimini commessi nei conflitti internazionali dagli Usa e da altri Stati occidentali, dal 2019 è in carcere in Gran Bretagna e dovrebbe essere estradato negli Usa dove rischia 175 anni di prigione. L'iniziativa per chiedere la sua scarcerazione è stata presentata in una conferenza stampa, moderata da Vincenzo Vita, nella sede della Federazione nazionale della Stampa italiana, nel corso della quale sono stati trasmessi alcuni video registrati da Premi Nobel, personalità del mondo della cultura, dell'informazione e dello spettacolo che hanno aderito a questa campagna per affermare che - come recita lo slogan della campagna - "la trasparenza è condizione irrinunciabile della democrazia". "Bisogna far circolare la vergogna di questa vicenda, sperando che le autorità inglesi non si adeguino a questo servilismo antidemocratico", ha spiegato Armando Spataro. Tra gli interventi quello del direttore de L'Avvenire, Marco Tarquinio, che ha rimarcato "la delusione crescente che arriva dalle democrazie anglosassoni che stanno mandando segnali ambigui e preoccupanti". Gianni Barbacetto ha affermato che "Assange non è una spia ma un giornalista, perché mette a conoscenza non i segreti delle nazioni, ma i loro crimini. Dobbiamo vincere questo ricatto". D'accordo il presidente dell'Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, che ha sottolineato "l'amarezza per l'assenza di larga parte del sistema informativo italiano su una vicenda che invece interessa alla gente". "Assange - ha aggiunto Stefania Maurizi, che da anni si occupa della vicenda - non verrà salvato dalla legge, ma dalla mobilitazione dell'opinione pubblica". La giornalista ha mostrato dei video per denunciare la sorveglianza a cui viene sottoposto chiunque indaghi sulla vicenda ed abbia contatti con Assange. Per il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, "dal punto di vista della violazione dei diritti umani non è una storia controversa ma cristallina: non c'è un processo equo e non ci sono accuse fondate. No all'estradizione, sì alla scarcerazione". Per Alberto Negri "la nostra stampa dovrebbe vergognarsi, perché la complicità e il silenzio uccidono il giornalismo". "E' necessario - ha sottolineato il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti - che tutte le associazioni di giornalisti reclamino ad alta voce la liberazione di Assange, perché stanno tentando di colpire la libera informazione". La campagna è sostenuta da Fnsi, Anac (Associazione Nazionale Autori Cinematografici), Articolo 21, Aamod (Archivio Audiovisivo del movimento operaio e democratico) e sarà seguita da Avvenire, il Manifesto e il Fatto Quotidiano.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA