Nuove accuse d'interferenze cinesi
nel Regno Unito - dalle politica, all'economia, alle università
- rimbalzano oggi sui media da un rapporto parlamentare sulle
attività di Pechino. Il Guardian anticipa i contenuti del testo
bipartisan, dai toni allarmati, definito a maggio dalla
commissione Intelligence e Sicurezza Nazionale della Camera dei
Comuni.
Nel documento le istituzioni statali cinesi sono accusate
di comportamenti "aggressivi" nei confronti del Regno, come di
altri Paesi occidentali. Non solo sul fronte della concorrenza
commerciale o geopolitica, ma anche di quello di presunti
tentativi di condizionamento della politica e del mondo
accademico d'oltre Manica, E nell'ambito di progetti che
costituirebbero addirittura una sorta di minaccia esistenziale
per il modello delle "liberal-democrazie".
Il rapporto è frutto di un'inchiesta avviata dalla
commissione nel 2019, sulla scia del giro negativo nelle
relazioni con Pechino, seguito alla stagione degli investimenti
miliardari iniziata ai tempi del governo del New Labour di Tony
Blair. In esso si contesta, peraltro anche ai governi
successivi, d'aver "mancato di rispondere alla minaccia posta
dalla Cina", economica in primis, in modo proporzionato. E si
denunciano lacune di "risorse, esperienze e conoscenza"
specifica negli apparati britannici a fronte della portata
dell'asserito pericolo.
Fra le priorità viene indicata quella di fronteggiare "i
furti di proprietà intellettuale" attribuiti ai massicci
investimenti di denaro cinese nelle università del Regno Unito.
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