"Per farla finita con il
traffico di droga bisognerebbe prima farla finita con la polizia
e i politici corrotti, e ce ne sono molti". Così si è espresso
il giovane boss della droga uruguaiano Sebastian Marset in
un'intervista concessa dalla latitanza alla giornalista Patricia
Martín, del progamma televisivo Santo y Seña. "Ci sono Paesi
dove il traffico di droga è il pane quotidiano", ha aggiunto
Marset.
Con i suoi video pubblicati sui social dalla latitanza, il
boss uruguaiano ha già messo in imbarazzo le forze dell'ordine e
i governi di vari Paesi. A luglio è sfuggito di poco alla
cattura in Bolivia grazie a una soffiata della stessa polizia. E
il mese scorso i ministri degli Interni e degli Esteri
dell'Uruguay hanno dovuto rassegnare le dimissioni per il
rilascio di un passaporto legale che gli permise lasciare Dubai
nel 2021 dopo essere stato fermato in possesso di documenti
falsi.
A soli 32 anni Marset è già considerato il "re dell'idrovia",
il canale navigabile che attraversa Paraguay, Uruguay e
Argentina lungo il quale viaggiano tonnellate di cocaina
nascoste nei container di grani e soia destinati all'Europa.
Su di lui spiccano vari mandati di cattura internazionali per
traffico di droga, riciclaggio e per l'omicidio del pm
paraguaiano Marcelo Pecci. Ma lui smentisce soprattutto
quest'ultima imputazione: "Non ho nulla a che fare con la morte
di Pecci", ha detto alla giornalista Patricia Martín che l'ha
intervistato in un luogo segreto, presumibilmente in Paraguay.
"Con questa accusa hanno sbagliato di grosso, per questo ho
deciso di parlare", ha aggiunto.
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