Non esistono cure, ma la prevenzione
dell'Alzheimer e delle demenze in generale è possibile nel 40%
dei casi intervenendo sui fattori di rischio. Tra le strategie
suggerite dai geriatri nel corso 38° Congresso Nazionale della
Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio, un corretto
stile di vita, stimolazione cognitiva e socializzazione. Un
esempio nella prevenzione e gestione degli anziani "a rischio" è
quello di Modena, dove una rete di servizi che coinvolge 1200
anziani e 250 volontari in tutta la provincia, si occupa
attraverso progetti di comunità delle "Palestre della memoria",
luoghi di aggregazione dove gli anziani possono mantenere
allenate tutte le funzioni cognitive grazie a esercizi mirati,
giochi, attività musicali. "Un progetto nato dalla
collaborazione col mondo del volontariato e AUSL Modena, che ha
portato ad aprire fino ad oggi 31 palestre e altre 5 verranno
nel 2024", spiega Andrea Fabbo, direttore della UO di Geriatria
della AUSL di Modena e Vicepresidente SIGOT. Per Luca Cipriani,
Direttore UO Geriatria ASL Roma 1 e Vicepresidente SIGOT, "il
declino cognitivo è evitabile, ma dipende dal patrimonio
genetico, dall'ambiente in cui viviamo e dallo stile di vita. Il
rischio potenzialmente modificabile è del 40%". Tra le azioni
specifiche suggerite, anche "il mantenimento della pressione
sanguigna sistolica al di sotto di 130 mm Hg nella mezza età, la
promozione dell'uso di apparecchi acustici, il contrasto
all'obesità e al diabete, una buona qualità del sonno. Occorre
inoltre attribuire un ruolo centrale alla geriatria". Dai
geriatri parte anche l'appello alla politica per aggiornare il
Piano Nazionale sulle Demenze, fermo al 2014 e senza riferimenti
alle RSA, nonostante il 70% delle 350mila persone ricoverate in
queste strutture abbia una qualche forma di demenza. "Il Fondo
nazionale Alzheimer di 35 milioni di euro - conclude Fabbo-.
permetterà alle regioni di proseguire i progetti iniziati
nell'organizzazione della rete dei centri per i disturbi
cognitivi e le demenze".
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