La Corte europea dei diritti
umani ha condannato la Russia per la legge sugli agenti
stranieri e il modo in cui è stata applicata a 107 ong, media e
singoli individui della società civile.
La Cedu ha stabilito che la legislazione russa in vigore "è
stigmatizzante, fuorviante, arbitraria e utilizzata in modo
eccessivamente ampio e imprevedibile". Lo scopo di Mosca, viene
evidenziato, "era quello di punire e intimidire piuttosto che di
rispondere a una presunta esigenza di trasparenza o a legittime
preoccupazioni per la sicurezza nazionale".
La Corte di Strasburgo ha stabilito che con la legge sugli
agenti stranieri la Russia ha violato il diritto alla libertà
d'espressione, di riunione e associazione, oltre a quello del
rispetto per la vita privata, di ong, media e singoli individui
e che questi dovranno essere risarciti con somme che vanno dai
5.500 ai 50mila euro per i danni morali subiti.
Per quanto riguarda la violazione del diritto alla libertà
d'espressione e di riunione e associazione la Cedu evidenzia che
l'essere designati come agenti stranieri "ha ostacolato in modo
significativo le attività" delle ong, media e individui,
arrivando "a limitare la loro partecipazione al processo
elettorale e all'organizzazione di eventi pubblici", e che
spesso tutto ciò è stato seguito dall'imposizione di sanzioni,
che vanno dalle multe allo scioglimento.
Inoltre evidenzia che "le autorità non hanno fornito alcuna
prova per dimostrare che, nei 107 casi presi in considerazione,
le entità o individui fossero effettivamente sotto controllo
straniero o agissero nell'interesse di un'entità straniera". Sul
fronte invece della violazione della vita privata i giudici
affermano che questa discende dal fatto che essere etichettati
come agenti stranieri ha avuto gravi ripercussioni sulla vita
sociale e professionale dei ricorrenti e sulla loro reputazione.
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