"Leggeremo ovviamente il testo
integrale della sentenza, ma se ciò che emerge dagli stralci
pubblicati oggi venisse confermato, il pronunciamento della
Corte d'Assise di Modena nei confronti dell'uomo responsabile
dell'uccisione della moglie e della di lei figlia conterrebbe
elementi assai discutibili e certamente preoccupanti che, ove
consolidati, rischierebbero non solo di produrre un arretramento
nell'annosa lotta per fermare i femminicidi e la violenza
maschile contro le donne, ma anche di aprire un vulnus nelle
fondamenta che reggono il nostro ordinamento". Lo afferla la
ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità
Eugenia Roccella. "Il problema - prosegue - non è la
comminazione della pena, non è la sua entità, non sono le
valutazioni processuali proprie dell'esercizio della
giurisdizione. Ciò che colpisce è il ragionamento a monte che
sembrerebbe aver orientato la Corte, per la quale, a quanto si
legge, 'la situazione che si era creata nell'ambiente familiare'
avrebbe 'indotto' l'imputato 'a compiere il tragico gesto', con
la conseguenza di una 'comprensibilità umana dei motivi che
hanno spinto l'autore a commettere il fatto reato'. Non credo
sfugga a nessuno la pericolosità di ragionamenti di questo tipo,
fondati su un nesso causale in grado di 'indurre' per motivi
'umanamente comprensibili' una duplice uccisione. Se si
affermasse un principio di questo tipo - conclude Roccella -, lo
sforzo di promozione di quel cambiamento culturale che tutti
vogliamo non compirebbe certo un passo avanti ma ne farebbe
molti indietro".
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