BEIRUT - Pochi i commenti, ma la condanna appare chiara oggi dai titoli dei principali quotidiani arabi dedicati alla strage alla sede di Charlie Hebdo a Parigi. "Condanna araba, islamica e internazionale dell'attacco", sottolinea in prima pagina Asharq al Awsat, giornale panarabo, che ricorda in particolare le dure prese di posizione espresse ieri dalla Lega Araba e dall'universitaà islamica di Al Azhar al Cairo. Mentre l'altro più importante quotidiano panarabo, Al Hayat, titola: "Terroristi colpiscono a sangue freddo nel cuore di Parigi". Il quotidiano libanese As Safir, tradizionalmente vicino al regime siriano, definisce l'attacco al settimanale satirico francese un "orribile crimine contro la libertà di stampa e gli arabi", riflettendo i timori di possibili ripercussioni contro le comunità di immigrati in Francia e in Occidente in generale, e comunque degli effetti negativi che l'attacco può avere sull'immagine dei Paesi mediorientali. Sempre in Libano, il quotidiano in lingua francese L'Orient le Jour, voce di riferimento della comunità cristiana, in un editoriale in prima pagina titolato "Je suis Charlie" ('io sono Charlie') definisce l'azione dei terroristi nel cuore della capitale francese come un atto che "mira a radicalizzare i più moderati". "Noi libanesi - aggiunge facendo un parallelo con la guerra civile del Paese dei Cedri - conosciamo anche troppo bene questi processi perversi". L'agenzia ufficiale saudita Spa condanna quello che definisce "il codardo attacco terrorista, rifiutato dall'Islam e da tutte le religioni". Dall'Iran, 'altra sponda' del Golfo in tutti i sensi in quanto Paese non arabo e sciita, a differenza delle monarchie arabe rette da famiglie sunnite, la stampa condanna l'attacco, ma allo stesso tempo afferma che esso e' opera di un terrorismo sostenuto da Parigi e dall'intero Occidente contro il regime siriano di Bashar al Assad. "La Francia ha mantenuto una posizione molto ambigua sul terrorismo nel mondo arabo" e ha "fornito denaro e armi ai gruppi terroristi nel nord della Siria", si sottolinea in un commento apparso sul sito della televisione di Stato in inglese PressTv.
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