A un mese esatto dall'attentato di Parigi, il Museo del Fumetto, a Milano, dedica una mostra a Charlie Hebdo, alla satira e alla libertà d’espressione, esponendo gli omaggi realizzati da 150 fumettisti e vignettisti italiani e più di 70 stranieri.
Un atto dovuto - spiega lo stesso museo - in quanto nell'attentato alla redazione di Charlie Hebdo hanno perso la vita 12 persone tra cui 5 vignettisti di grande calibro, considerati le matite più "affilate" di Francia: Georges Wolinski, Charb, Cabu, Tignous e Philippe Honoré. La mostra apre, sabato 7 febbraio, con un incontro dedicato alla satira e alla libertà d’espressione e durerà fino al 15 marzo.
Ad oggi all'appello di WOW Spazio Fumetto hanno aderito più di 200 autori, che con le loro matite, penne e tavolette grafiche hanno voluto omaggiare i colleghi uccisi o celebrare la libertà di satira, con disegni a volte pungenti a volte malinconici.
Tra loro, solo per citarne alcuni: Silver, Bruno Bozzetto, Leo Ortolani, Don Alemanno, Adriano Carnevali, Giacomo Bevilacqua, Sio, Fabio Celoni e Silvia Ziche. Una sezione della mostra sarà dedicata all’opera e alla figura degli autori uccisi a Parigi e alla storia della rivista, a partire dal 1960 quando fu fondata Hara-Kiri, diventata poi Hara-Kiri Hebdo e infine Charlie Hebdo.
'Je suis Charlie Coulibaly',Dieudonné alla sbarra a Parigi - "Je suis Charlie Coulibaly". Una pena di trentamila euro è stata richiesta contro il controverso comico Dieudonné, oggi alla sbarra a Parigi per "apologia del terrorismo". In un post pubblicato su Facebook l'11 gennaio, mentre milioni di persone scendevano in piazza per rendere omaggio alle 17 vittime degli attentati avviati con la strage a Charlie Hebdo, lo specialista della provocazione regolarmente accusato d antisemitismo aveva detto di sentirsi "Charlie Coulibaly", associando lo slogan di sostegno al settimanale satirico ("Je suis Charlie") al nome di Amédy Coulibaly, uno de tre attentatori che hanno seminato morte a Parigi. Nella Francia colpita ancora ieri dall'assalto di un altro Coulibaly, questa volta di nome Moussa (nessun legame di parentela con Amédy) contro tre soldati di guardia a un sito ebraico ne centro di Nizza, Dieudonné si è rivolto ai giudici condannando "gli attentati senza alcun limite e senza nessuna ambiguità". Nel palazzo di giustizia assediato dai media, il comico ha poi spiegato di essersi sentito "escluso" dalla marcia repubblicana dell'11 gennaio, di aver avuto il sentimento di essere trattato come "un terrorista", un "paria infetto". Mentre il parallelo tra Charlie e Coulibaly è a suo avviso solo "una parola di pace". In tribunale, l'attore di padre africano ha spiegato che avrebbe tanto voluto partecipare alla manifestazione dell'11 gennaio ma i suoi legali non hanno ricevuto risposta dai funzionari del ministero dell'Interno a cui si erano rivolti per ottenere il via libera. Come la leader del Front National, Marine Le Pen, anche Dieudonné dice di essersi trovato costretto a partecipare a una marcia minore, vicino a casa sua, nel dipartimento dell'Eure-et-Loire. Una linea difensiva che sembra non convincere le associazioni che si sono costituite parte civile. Dieudonné rischia fino a 7 anni di carcere e centomila euro di multa. In un altro processo relativo alle sue battute contro Manuel Valls contenute in un video pubblicato su Youtube il 29 agosto 2013, il comico definiva l'attuale premier (a quei tempi ministro dell'Interno) un "Mussolini mezzo affetto da trisomia". Parole per cui la procura ha chiesto una condanna a 4.000 euro di multa. Mentre la Francia attende le sentenze relative ai due casi, un ragazzo di 18 anni è stato condannato a sei mesi di carcere, di cui uno senza condizionale, per aver inneggiato ai due fratelli autori delle stragi a Charlie Hebdo. Rivolgendosi ai poliziotti a Nizza, aveva detto di sentirsi al "100% Kouachi". E sempre a Nizza - dove oggi il dispositivo antiterrorismo Vigipirate è stato elevato al livello 'allerta attentati' - si è prolungato oggi di altre 24 ore il fermo di Moussa Coulibaly. L'aggressore dei tre militari di guardia davanti al Concistoro ebraico e a Radio Shalom si è trincerato dietro a un rigoroso silenzio. Documenti legati all'Islam radicale sono stati ritrovati nella sua stanza d'albergo di Nizza. "Siamo di fronte a un fenomeno nuovo, il terrorismo fai da te. Ciò richiede la mobilitazione di mezzi eccezionali", ha avvertito il ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve, sottolineando che Moussa Coulibaly aveva dato segni progressivi di "radicalizzazione". Come i proseliti sempre più aggressivi e insistenti da lui formulati in una palestra dell'hinterland parigino. Cazeneuve ha anche confermato che "l'intelligence territoriale lo aveva individuato" all'aeroporto di Ajaccio con un biglietto di sola andata per la Turchia, con scalo a Roma. Dopo la segnalazione delle autorità transalpine, la polizia turca lo ha immediatamente intercettato all'aeroporto di Istanbul e lo ha rispedito in Francia, con secondo scalo a Roma. Rimpatriato, Coulibaly - che dalla Turchia voleva probabilmente raggiungere la Siria o l'Iraq - è stato subito interrogato dagli 007 che non hanno trovato elementi sufficienti per trattenerlo.