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Carillon e Petit Cambodge, ricordo e speranza

Carillon e Petit Cambodge, ricordo e speranza

Fra i bistrot del X arrondissement, ai tavolini morirono in 15

12 novembre 2016, 12:55

di Alessandra Bianchi

ANSACheck

Le Petit Cambodge - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le Petit Cambodge - RIPRODUZIONE RISERVATA
Le Petit Cambodge - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tre strade sfociano in un incrocio senza nome: sono la rue Marie et Louise, Alibert e Bichat. Un pezzo di cuore del X arrondissement dell'est di Parigi, un quartiere dove tutti conoscono tutti, diverso dall'anima stressata della città che va sempre di corsa. Un pezzo di cuore ferito a morte un anno fa, il 13 novembre, alle ore 21.25, quando un commando di terroristi sfrecciò veloce nelle strade stracolme di gente e lasciò sangue, orrore e 15 morti.

Nella piazzetta senza nome ci sono tre locali che rappresentano tre mondi diversi: il bar Carillon, vecchio bistrot parigino dalle tende bordeaux dove ci si incontra per un bicchiere e per parlare tra amici; il Petit Cambodge dai tavoli e sedie colorate ora di giallo, rosso e arancione, cucina orientale, clientela più frettolosa, giovane e variopinta che dà il tocco internazionale; il Maria Luisa, pizzeria italiana, dalle sobrie tinte bianche e grigie. Tre mondi diversi ma fratelli, ognuno con la sua storia e il suo stile, che si sono incrociati nella tragedia di quella notte, con solo il Maria Luisa risparmiato dai colpi assassini ma testimone muto e impotente dell'orrore che andava in scena nei locali di fronte.

Al Carillon, 3 vittime, la sala è stata rifatta insieme ad altri lavori mentre il bancone di legno ha resistito anche alle pallottole: il vecchio bar ha riaperto due mesi dopo. In quell'occasione il proprietario era stato chiaro: "Non voglio che questo diventi un luogo di raccoglimento ma deve tornare a essere un bar di quartiere". Sembra esserci riuscito. Su una parete foto di star: c'è Marilyn ma anche Zidane giovanissimo. Si parla di calcio e l'aria sonnolenta del primo pomeriggio è diversa da quella vivace e dinamica della sera. Robert vive da 20 anni in questo arrondissement: "Quella sera guardavo un film quando ho sentito urlare. Pensavo fosse la televisione ma le urla non corrispondevano a quello che stavo guardando. E' una ferita profonda per tutti". Al Petit Cambodge il proprietario è gentile ma categorico: "Abbiamo deciso di non comunicare sull'accaduto". Qui, la sera del 13 novembre, i tavoli erano strapieni: le vittime sono state 10.

Tra Petit Cambodge, Carillon e le persone che erano in strada, le vittime sono 15. Il ristorante cambogiano ha riaperto 4 mesi dopo la strage: è stato rifatto completamente e i clienti, moltissimi giovani, sono tornati. E' un modo anche questo di testimoniare che si vuole guardare avanti. "Non dimentichiamo, è impossibile - afferma commossa Monique - ma non si può neanche restare chiusi nel dolore". Di fronte, sul muro dell'ospedale Saint-Louis, c'è una targa chiusa da un cartone, quella che domenica, giorno delle commemorazioni, verrà scoperta dal presidente Hollande e dalla sindaca parigina Anne Hidalgo. Sul muro, sotto, si vedono dei buchi, ricordo più incisivo ancora della targa: sono quelli delle pallottole. "Mi vengono i capelli bianchi solo a pensare all'orrore dell'anno scorso" dice il signor Claude in procinto di entrare al piccolo supermercato accanto al Petit Cambodge. "Dobbiamo convivere con questa realtà. Per fortuna è un quartiere che sa risollevarsi".

Ci hanno pensato i bambini a dare una macchia di colore e di speranza. Accanto al supermercato, infatti, c'è il muro della scuola elementare Alibert: qui i piccoli, aiutati dagli adulti e da artisti, hanno dipinto dei murales, pieni di speranza e colori pastelli che rasserenano. Sempre i bambini hanno dipinto delle mani colorate sull'entrata posteriore dell'ospedale Saint-Louis, quella dove si dona il sangue. Basta guardare i disegni per sentirsi meglio. Il Maria Luisa chiude per riposo settimanale la domenica e il personale ne è sollevato. Così eviterà di doversi ricordare qualcosa che nelle loro menti è indelebile, di come quella sera si nascosero dietro il bancone mentre di fronte sparavano. Accanto, al bistrot des Oies, il proprietario ha affisso una locandina che invita a comprare e ad accendere una candela domenica sera e metterla alle finestre.

Alla fine della rue Bichat, si gira a destra e dopo poco si arriva alla Bonne Bière, 5 vittime, il locale che ha riaperto per primo, tre settimane dopo gli attentati. L'atmosfera è sempre quella di una brasserie dove si va volentieri a ogni ora. Siamo nell'XI arrondissement, altro quartiere dove la gente esce molto la sera. E Louis racconta fiero: "Continuiamo a uscire e a venire alla Bonne Bière come altrove. Non possiamo fermarci ma andare avanti".

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