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In evidenza
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Prosegue la polemica sollevata da
Pierfrancesco Favino che ieri ha detto: "C'è un disprezzo per
gli attori italiani", riferendosi alla scelta di far
interpretare Ferrari di Michael Mann all'americano Adam Driver.
"Ha messo in evidenza un fatto reale, di sottostima degli attori
italiani, che affonda però le radici proprio nel nostro sistema
produttivo e culturale. Si continua infatti, in Italia, a non
riconoscere le dinamiche specifiche del mestiere degli
interpreti esecutori, escludendoli quasi sempre dalle tutele
sociali di base, ostacolando così la professionalità. Anche
l'ultima indennità di disoccupazione appena approvata e
derivante dalla Legge delega del Governo 106/2022 non prevede
l'inclusione degli attori", commenta dal Lido Raffaele
Buranelli, presidente del RAAI Registro Attrici Attori Italiani.
L'intervento nell'ambito dell'evento "Dichiarazione dei
cineasti. Atto II", organizzato da Anac, WGI e 100Autori, le
associazioni di autori italiani per la prima volta insieme alle
associazioni di autori francesi SRF e ARP, in solidarietà allo
sciopero di sceneggiatori e attori americani e per rilanciare la
"Déclaration des cinéastes", manifesto dibattuto a maggio a
Cannes dagli autori francesi con colleghi di tutto il mondo e
firmato da oltre 700 autori internazionali. Presenti
all'incontro moderato dal presidente dell'Anac Francesco Ranieri
Martinotti, tra gli altri, Marine Francen, regista e
sceneggiatrice francese, Radu Mihăileanu, regista francese di
Train de vie. "Con una battuta, che tanto battuta non è,
l'Intelligenza Artificiale ci sta permettendo di far agire sullo
schermo perfetti cloni. Ma, privati dei diritti, in Italia gli
attori rischiano già di essere dei "cloni". Invitiamo tutte le
parti sociali a riflettere sul fatto che continuando a svilire
le categorie degli artisti e dei creativi si sviliscono di fatto
le opere e si svilisce l'intero sistema, con tutte le
professioni che vi operano".
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