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In evidenza
In evidenza
(di Nicoletta Tamberlich) "Un poeta,
uno scrittore, un filosofo e un intellettuale incompreso ai suoi
contemporanei: un veggente pop. Arrivò ad affermare che parlava
agli uomini del Duemila. Noi siamo il futuro di Leopardi e penso
che il pensiero leopardiano sia oggi più che mai contemporaneo.
Perciò mi sembrava giusto raccontare un Leopardi inserito nella
contemporaneità". Sergio Rubini ha tolto la gobba a Leopardi
nella miniserie evento, in onda in due prime serate su Rai1
martedì 7 e mercoledì 8 gennaio, 'Leopardi - Il poeta
dell'infinito', con protagonista l'ottimo Leonardo Maltese nel
ruolo del poeta di Recanati (Rapito di Marco Bellocchio, Il
signore delle Formiche di Gianni Amelio), Giusy Buscemi che
interpreta l'amata Fanny Targioni Tozzetti, emblema dell'amore
irraggiungibile magnificato nei suoi versi. E ancora Cristiano
Caccamo è l'amico Antonio Ranieri, Alessandro Preziosi alias Don
Carmine (filo conduttore della serie) e Fausto Russo Alesi nei
panni di Pietro Giordani, amico e mentore del poeta. Una
coproduzione Rai Fiction - IBC Movie - Rai Com - Oplon Film,
presentata in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, e
quindi in un incontro con la stampa nella sede Rai di Viale
Mazzini con il regista (che ha collaborato alla scrittura con
Carla Cavalluzzi, Angelo Pasquini) insieme al cast, alla
direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati e il produttore
Beppe Caschetto. "Abbiamo cercato un respiro più ampio,
raccontando spunti meno noti, il Leopardi comico, quello delle
Operette morali, l'appassionato della bellezza. Un uomo dotato e
animato da un fortissimo vitalismo, più che altro frutto della
sua voglia di rivincita, a tutti i costi", ha spiegato il
regista. "Riscoprirlo da adulto è stata una grande sorpresa, ho
compreso che dietro quella figurina che ci era stata venduta a
scuola si nascondeva un personaggio molto più complesso, che è
stato perennemente tirato per la giacchetta da tutti i fronti
della politica. Leopardi viveva con un piede nel passato perché
vi trovava sempre al centro l'uomo. La sua più grande
preoccupazione è sempre stata il singolo felice. Non riusciva a
immaginare masse ciniche che non partissero da singoli felici. E
questo mette in campo il tema, attuale, di un umanesimo di cui
abbiamo soprattutto bisogno in questo momento in cui la
tecnologia rischia di fagocitarci". Il poeta nutriva molti
"sospetti nei confronti del fervore che, già ai suoi tempi,
esisteva nei confronti della società delle macchine, ma Leopardi
si preoccupava dell'essere umano. Basti pensare all'attuale
intelligenza artificiale e al pensiero di Musk", è la
riflessione di Rubini. La sorpresa più grande nel pensiero
leopardiano? Per Leonardo Maltese che interpreta il poeta,
"Leopardi era un giovane ma aveva uno sguardo ampio, mille
colori, sentiva di più, guardava, oltre, era moderno,
rivoluzionario e sensibile e anche un sognatore, sentiva le
sofferenze. Poi ha anche sofferto tanto ma non dimentichiamo la
sua vitalità. I suoi sono temi comuni a tutti gli adolescenti.
Lui amava la vita, ha amato ma è stato anche amato, anche se non
ricambiato da Fanny. Non avrei mai pensato di poter essere in
grado di recitare l'Infinito, La Ginestra è un trattato, mi sono
molto emozionato". Preziosi ha sottolineato: "Sono grato a
Sergio per il personaggio che mi ha affidato. I giovani
scopriranno chi ha aperto la via della parola". E Valentina
Cervi: "Quando Sergio mi chiama so già che mi proporrà un
personaggio scomodo. Mi fece leggere un passo dello Zibaldone in
cui Leopardi raccontava di sua madre… Mi chiesi, da dove lo
prendo questo ruolo? Era una donna schiava della cristianità
bigotta, era vittima di questa dimensione e ho provato una
profonda tenerezza". "Quando ho letto la sceneggiatura - ha
detto Alessio Boni - mi ha conquistato. Il conte Monaldo
Leopardi è autoritario, duro, discendente di una nobiltà che non
era più quella di Giacomo, in un'epoca in cui non si davano
abbracci né carezze, sognava una carriera ecclesiastica per il
figlio, gli ha messo a disposizione una gigantesca libreria. Ma
Giacomo era veloce, andava avanti, in un'Italia ancora in
divenire, di fronte alle costrizioni genitoriali finisce per
esplodere, proprio per evitare di implodere. Giacomo a 15 anni
conosce il greco, il tedesco, l'inglese, lo spagnolo e scrive in
ebraico. Ha un talento innato". Pe Giusy Buscemi, "Fanny è stata
consegnata alla storia da Leopardi come Aspasia, una donna che
si è presa gioco di lui. Per me è stato bello scoprirne
l'afflato romantico. Era coltissima, ricca di interessi. Sergio
ci teneva all'uso della ricercatezza delle terminologie che
usavano. La novità è il tema del rifiuto, rifiutare Giacomo e
amare Antonio Ranieri. C'è un desiderio molto malinconico in
lei, un desiderio di desiderare, ma erano amici loro tre, Fanny
era per i tempi una donna modernissima. Mi relaziono molto con
questa inadeguatezza e credo sia lo stesso per molti giovani".
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