Il Michael Phelps del nuoto
paralimpico italiano ha lo squalo come animale totem e si nutre
di medaglie. Simone Barlaam, classe 2000, oro nei 50 stile alle
Paralimpiadi di Tokyo 2020 e pluricampione del mondo, ha chiuso
in bellezza le World Series di Lignano Sabbiadoro,
l'appuntamento nato su iniziativa della Finp e valido per il
ranking globale e per le qualificazioni ai Mondiali 2023 e
Parigi 2024. Nella cittadina friulana, che ospitava l'evento per
la quinta volta, si sono riversati quasi 300 iscritti e ben 44
nazioni partecipanti: Barlaam ha vinto l'oro nei 200m stile
libero e nei 50m farfalla nella categoria S9, siglando in
entrambi i casi il nuovo record del mondo (rispettivamente col
tempo di 1'58"34 e 26"05) ."Una bella ammazzata - sorride il
ragazzo - E' stata la prima trasferta ufficiale da quando sono
entrato a far parte delle Fiamme Oro, è un grande onore per me
difendere questi colori". La tappa World Series in Friuli era la
prima di quest'anno, poi a maggio si andrà a Berlino. Il
programma gare di Simone quest'anno è molto ricco e culminerà
con i Mondiali di Manchester. "Diciamo che a Lignano Sabbiadoro
ho provato le gomme e testato il motore", spiega lui,
appassionato di Formula Uno. "Soprattutto da piccolino ero
tifosissimo della Ferrari, e vedevo i video dei grandi del
passato: Villeneuve, Senna, Schumi… Per il suo modo di essere,
mi paragono ad Ayrton". Poco prima di Natale, Barlaam si è fatto
un regalo: era in Australia per delle gare, e ha colto
l'occasione per nuotare nell'oceano con gli squali bianchi. "E'
stato fichissimo, uno dei miei sogni di bambino. Può sembrare
strano, ma scendere nella gabbia, con quell'atmosfera ovattata e
loro che mi guardavano con quei grandi occhi blu, è stata
un'esperienza molto rilassante". Il nuoto paralimpico italiano
ha vissuto un exploit nell'ultimo anno e mezzo, tra Paralimpiadi
di Tokyo e Mondiali di Madeira, e per Barlaam i motivi sono
tanti: "in primis siamo cresciuti molto come numero di atleti:
il lavoro fatto dalla Finp, dalle società del territorio (lui
gareggia per la Polha Varese, ndr) e dai gruppi militari ha
portato sempre molte più persone in vasca. I campioni si creano
così, questo continuo scouting ci ha portato a essere la nazione
più forte al mondo". E a quei ragazzi disabili che non sono mai
entrati in vasca, Simone rivolge un invito: "Provateci, perché
non c'è niente di male a mostrare la propria disabilità al
mondo. E allenandosi con i campioni, si può diventare come
loro". Il discorso si sposta poi sulla visione della disabilità
in Italia, su cui il Belpaese "è a buon punto", mentre non si
può dire lo stesso sull'accessibilità delle strutture pubbliche:
"Lì siamo ancora indietro - ammette Simone - In difesa
dell'Italia, va detto che il nostro è un Paese antico e ha tanti
edifici storici dove abbattere le barriere architettoniche
sarebbe difficile". Il guaio è che anche a Milano, considerata
la città italiana più moderna, "capita che non funzionino gli
ascensori della metro e io e i miei amici dobbiamo portare a
braccio la carrozzina di un mio ragazzo in sedia a rotelle". C'è
ancora molto da fare quindi, "ma spero che in conseguenza dei
nostri successi vada sempre meglio", dice l'atleta milanese, che
quando non fatica nell'acqua clorata studia ingegneria meccanica
al Politecnico. "Sono autolesionista, lo so - scherza - Quando
posso staccare un po', amo disegnare, è un hobby che ho da prima
del nuoto". Da piccolo scarabocchiava squali, poi dinosauri e
draghi. "Adesso mi dedico alle figure umane, e sto lavorando a
un fumetto breve di una ventina di pagine, vorrei pubblicarla.
Il tema è… acquatico". Manca meno di un anno e mezzo a
Parigi2024, e Simone non vede l'ora: "Memore degli errori
commessi quattro anni fa nell'approccio all'esperienza di Tokyo,
voglio godermi appieno ogni secondo nella capitale francese".
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