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La seduta dell'Aula della Camera, dedicata alle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue, parte in sordina, con lei seduta ai banchi del governo, circondata da ministri di FDI, che scrive su dei foglietti con una penna tirata fuori da un astuccio rosa shocking. Ma, poi, diventa un crescendo che culmina con l'abbraccio al vicepremier Matteo Salvini e con un botta e risposta serrato con i deputati dell' opposizione che chiama "ragazzi". Quando si aprono i lavori, alle 9.30, la domanda che gira tra i cronisti è: 'Avete visto Salvini?". La sua assenza il giorno prima al Senato è la notizia che campeggia sui giornali.
E lui per una mezz'ora non si fa vedere. Prende il via la discussione generale, ma di leghisti ai banchi del governo neanche l'ombra. Meloni è tra il ministro degli Esteri Antonio Tajani e una sedia vuota che verrà occupata solo verso le 10 da Salvini. Vestito di nero, occhiali scuri, il ministro dei Trasporti si fa largo tra le sedie degli altri ministri e comincia a parlare con lei con la mano davanti alla bocca per nascondere il labiale. I due si sorridono, poi si abbracciano, con tanto di testa di lei posata sulla spalla di lui che scatena l'ironico "Bacio! Bacio!" da parte dei centristi. La scena, paparazzatissima, mentre Tajani si prende la testa tra le mani, dura però non più di 10 minuti. Lui poi si alza e se ne va. Dopo un po' anche lei esce, ma rientra e si rimette a scrivere. Dopo Salvini, l'unico della Lega che si palesa per il governo è il ministro per le Autonomie Roberto Calderoli. In sede di replica, Meloni è un fiume in piena. L' unica parte del suo intervento che riscuote l'applauso corale dell'Aula è quando ricorda la giornalista Ilaria Alpi, di cui ricorrono i 30 anni dalla morte.
Il resto è scontro. La prima bagarre scoppia quando lei accusa il Pd di "ambiguità" sull' invio di armi in Ucraina. Accusa respinta con forza, mentre il centrodestra batte le mani gridando. "Ragazzi vi vedo nervosi...", commenta Meloni con aria di sfida. "So di non starvi particolarmente simpatica, ma...".
La protesta cresce, tanto che il vertice della Camera, Lorenzo Fontana, la riprende: "Presidente, non è un dibattito, si rivolga sempre alla presidenza!". I momenti di tensione maggiori si hanno quando prendono la parola il leader M5S Giuseppe Conte, la segretaria Pd Elly Schlein e il deputato di Avs Angelo Bonelli. Meloni li ignora, continuando a scrivere o a parlare con Tajani e Fitto o fa smorfie e gesti che scatenano la reazione. I più significativi sono quelli che rivolge a Conte mentre lui l' accusa di essere accondiscendente con Usa e banche e le ribatte: "Il problema non è la mia pochette ma il suo elmetto". L'indice di Meloni, che si agita da destra a sinistra per dire 'no' viene fotografato più volte, così come quando lei si copre la testa con la giacca dopo che Bonelli definisce "inquietante" il suo sguardo mentre la contesta e le mostra una sfilza di foto di Gaza. Alla fine la premier se ne va. Ma la tensione non si placa. Prima di votare le risoluzioni, Giovanni Donzelli replica al centrosinistra e tira in ballo anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella ricordando come il 19 marzo 2018 anche lui, oltre a Meloni, si congratulò con Putin.
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