Sarebbero stati scelti in base alla regola del 'do ut des', uno scambio di favori tra commissari, i vincitori del concorso per l'abilitazione scientifica nazionale all'insegnamento nel settore del diritto tributario. Secondo quanto emerso, intercettazioni eseguite nel corso delle indagini condotte dalla guardia di finanza, che hanno portato all'arresto di 7 docenti, tra i commissari vigeva un "patto", un accordo per scambiarsi reciprocamente i voti e favorire i candidati 'sponsorizzati' da ciascuno. "Non è che non sei idoneo... Non rientri nel patto", questa la frase, secondo quanto si legge nelle carte dell'inchiesta, che un ricercatore dell'Università di Firenze, la cui denuncia ha fatto scattare le indagini, si sarebbe sentito rivolgere da un docente dell'Ateneo fiorentino, che lo invitava a ritirarsi dal concorso, il cui superamento è necessario per l'accesso ai bandi da docente di prima e seconda fascia. In cambio sarebbe stato promosso alla tornata successiva.
"Non sei nella lista", afferma il professore durante il colloquio, invitando il ricercatore a ritirare la candidatura e spiegandogli che non sarebbe stato comunque scelto. "Non siamo sul piano del merito - spiega -, ognuno ha portato i suoi". Il docente accusa poi il ricercatore di non rispettare "il vile commercio dei posti". Dalle indagini emerge che l'esito dei concorsi sarebbe stato regolato da una mera logica di spartizione territoriale: commissario riceveva l'ok all'abilitazione del proprio protetto - di solito un allievo o associato del proprio studio professionale - solo promuovendo i candidati sponsorizzati dagli altri.
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