Per l'iniziativa
"Scandicci contro tutte le mafie" è esposta in questi giorni, in
piazzale della Resistenza, la Quarto Savona Quindici, l'auto
della scorta di Giovanni Falcone investita dall'esplosione nella
strage di Capaci nella quale persero la vita di Antonio
Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, oltre al magistrato e
alla moglie Francesca Morvillo.
A margine di un convegno Tina Montinaro, vedova del
poliziotto, ha detto: "Vogliono farci credere che bisogna
buttarci tutto alle spalle, e che la mafia non esiste più:
quindi noi dobbiamo far capire alle nuove generazioni che la
mafia esiste ancora, che è una mafia diversa, e che la memoria è
importante". "Specie per i ragazzi del Nord - ha detto ancora -
non essendoci morti, non c'è più la mafia. Invece non è così, è
una mafia che si è evoluta. A loro non conviene più uccidere,
con le stragi si sono dati la zappa sui piedi. Non si
aspettavano che poi venisse fuori una coscienza di tutta la
società". Oggi, ha concluso, le persone "devono essere attente,
essere curiose, guardarsi attorno, devono farsi delle domande, e
devono sempre andare alla ricerca della verità".
"Non si è riusciti a incidere adeguatamente su questo
rapporto tra alcuni esponenti dello Stato ed esponenti della
criminalità di tipo mafioso", ha detto a Scandicci invece Luca
Tescaroli, procuratore aggiunto della Dda di Firenze. "Le mafie
- ha spiegato Tescaroli - sono riuscite a instaurare rapporti
con gli esponenti delle istituzioni e del mondo
economico-finanziario per riuscire a raggiungere i propri
risultati, entrando quindi a pieno titolo nella gestione della
cosa pubblica, nel controllo degli appalti, e anche penetrando
le pubbliche amministrazioni, tessendo rapporti con esponenti
politici". Quindi ha ammonito: "La mafia c'è, è vitale, porta
avanti strategie di inabissamento ricorrendo agli atti di
violenza solo quando è indispensabile: proprio per questo è più
insidiosa e pericolosa, ragione in più per essere attenti
nell'azione di contrasto e nell'azione preventiva da parte di
tutti".
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