Cinquanta piante della
storica foresta di Camaldoli (Arezzo), nata nel 1200 con
l'Eremo, saranno sostituite per garantirne la sopravvivenza e la
conservazione genetica. Il progetto per il restauro della
'corona degli abeti' dell'Eremo di Camaldoli, è stato presentato
dal Reparto Carabinieri Biodiversità di Pratovecchio al
Ministero dell'Ambiente che ha destinato cospicue risorse ai
parchi nazionali. I carabinieri, che si occupano delle Riserve
naturali - in questo caso del Parco delle Foreste Casentinesi,
Falterona e Campigna -, hanno già dato il via all'intervento a
seguito del rilascio delle autorizzazioni.
Gli abeti disposti a corona intorno all'eremo furono messi a
dimora nella prima metà del 1800 dopo un taglio a raso in epoca
napoleonica ed hanno circa 180 anni. A preoccupare non è l'età,
spiegano gli esperti, ma lo stato fitosanitario poiché c'è un
problema legato al marciume radicale da cui dipende lo stato di
deperimento, spesso non visibile ad occhio nudo, che determina
sradicamenti o stroncamenti soprattutto con neve e forti venti
insieme. Quest'anno lo spettacolo del foliage ha tardato la sua
comparsa dato che l'effetto dei cambiamenti climatici si fa
sentire anche qui dove San Romualdo mille anni fa ha fondato
l'ordine camaldolese, luogo non risparmiato dall'aumento
termico.
Il finanziamento del Ministero ha consentito di fare
un'indagine approfondita sui patriarchi verdi. In particolare le
242 piante di Abete bianco della corona sono state catalogate,
misurate, georeferenziate ed è stato valutato lo stato di salute
di ognuna. Le prove hanno evidenziato la necessità di procedere
alla rimozione di 55 piante che presentano segni, sintomi o
difetti gravi tali da far ritenere che il fattore di sicurezza
naturale dell'albero si sia ormai esaurito.
I carabinieri, in accordo coi monaci e col sindaco di Poppi,
procederanno nei prossimi giorni ad una graduale sostituzione
delle piante. Nuove piantine di Abete bianco garantiranno la
perpetuazione della formazione arborea, a tale scopo è prevista
la realizzazione di recinzioni in legno e rete metallica per la
protezione dal morso degli ungulati.
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