(ANSA) - PRATO, 07 FEB - Dal 2018, circa una volta volta
all'anno, è stato chiamato a testimoniare ad un processo
nonostante sia morto da sei anni. Il procedimento è in corso al
tribunale di Prato e vede imputate due persone che, secondo
l'accusa, provarono a utilizzare alcuni assegni a lui
riconducibili: l'uomo tuttavia è deceduto nel 2017, l'anno
successivo al presunto furto e quello precedente all'inizio del
processo.
A denunciare gli episodi è la vedova dell'uomo, che spiega
come sia stato "inutile ogni tentativo fatto negli anni di
comunicare che il professionista è venuto a mancare". Ogni
udienza arriva la citazione per testimoniare. "Mio marito -
racconta la donna - si occupava dell'amministrazione di
un'agenzia assicurativa e fu lui, dopo il furto, a presentare la
denuncia. Fu sempre lui a essere chiamato quando furono
individuati coloro che erano coinvolti nella vicenda, mi pare
all'atto del tentativo di riscossione di due assegni. Purtroppo
però a 60 anni, mio marito, è morto. Improvvisamente, in 40
giorni. A me, insieme al dolore per la perdita, è toccato il
compito di sistemare tutta la parte economica con la
collaborazione dei suoi soci". Nel 2018 è arrivata la prima
convocazione. Di lì una serie di nuovi atti che ignoravano la
comunicazione del decesso dell'uomo. "Una sofferenza per me",
ammette la vedova. Si scusa con la donna il procuratore capo
Giuseppe Nicolosi. Chiede i riferimenti del processo e spiega
che "queste cose non devono accadere". (ANSA).