Si è inginocchiata davanti al cippo
che ricorda le 65 vittime della strage nazista di San Polo,
sulle colline di Arezzo, avvenuta il 14 luglio del 1944
esattamente due giorni prima della liberazione del capoluogo.
Laura Ewert, nipote del colonnello che ordinò la strage,
giornalista di professione, è arrivata da Berlino per "ascoltare
e capire", come lei stessa ha detto parlando in chiesa, al
termine della messa celebrata dal parroco don Natale Gabrielli.
Insieme a Udo Gumpel, giornalista e studioso di stragi
nazifasciste e ad un rappresentante dell'ambasciata tedesca,
Laura si è soffermata sul "valore della testimonianza e del
ricordo perché, certi episodi, non si verifichino più". Dopo la
deposizione di un mazzo di fiori alla lapide che a Villa
Gigliosi ricorda le vittime, Laura ha abbracciato Alessia
Donati, nipote di una sopravvissuta e insieme hanno poi
riflettuto sul tragico episodio. "Per me è l'ora dell'ascolto,
dalle testimonianze e dagli incontri voglio capire perché tutto
ciò successe. Perchè mio nonno dette ordine di sparare. Viviamo
tempi difficili, con guerre in corso e questo dimostra che non
siamo del tutto fuori dal pericolo dal fatto che certi momenti
possano essere vissuti nuovamente". Laura ha poi salutato tutti
commuovendosi: "vi porterò nel cuore e vi prometto che tornerò".
Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale ha
sottolineato il ruolo della Toscana nella liberazione:
"celebrare è un modo per dire tutto quello che è accaduto perché
c'è ancora qualcuno che vuole nascondere quello che è accaduto,
Si tratta di donne e uomini che ci hanno permesso di vivere una
vita libera". Udo Gumpel ha evidenziato l'importanza della
presenza della Ewert: "è una delle rare volte in cui il
discendente di un nazista chiede scusa e questo è il valore del
gesto di Laura".
La strage fu compiuta da elementi del 274º reggimento granatieri
della 94ª Divisione di fanteria, comandato dal tenente
colonnello Wolf Ewert e costò la vita a 65 persone, il più
piccolo un neonato, le vittime più anziane 70enni. Un massacro
che segnò comunque la liberazione del capoluogo avvenuta a meno
di 48 ore dalla strage stessa
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