"Destano preoccupazione tutte
quelle situazioni in cui il futuro sembra compromesso o comunque
gravemente a rischio. Se non ci sono interventi concertati ed
efficaci per accompagnare la fase di crisi che coinvolge decine
di aziende e per disegnare nuovi scenari, come appare necessario
per il comparto della pelletteria e dell'intera filiera della
moda, nei prossimi mesi aziende e lavoratori saranno messi a
dura prova. Sono particolarmente vicino a tutte le persone che
hanno perso il lavoro, sono state licenziate, sono senza
stipendio e anche in questi giorni vivono il grande timore di un
domani incerto per loro e per le loro famiglie". Lo ha detto
l'arcivescovo di Firenze, monsignor Gherardo Gambelli,
nell'omelia della messa di Natale celebrata a mezzanotte nel
Duomo di Firenze.
L'arcivescovo ha poi parlato dei "due tragici incidenti che
hanno ferito la città metropolitana di Firenze, quello nel
cantiere Esselunga del febbraio scorso e quello al deposito Eni
di Calenzano di pochi giorni fa": "Ci dicono che non possiamo
mai abbassare la guardia quando si tratta della sicurezza del
lavoro: è necessaria una diffusa mobilitazione delle coscienze e
una assunzione di responsabilità collettiva".
"I tempi oscuri che caratterizzano questo terzo Natale
consecutivo in contesto di guerra ci interrogano profondamente"
ha detto Gambelli che ha poi aggiunto: "Come sarebbe bello se
quel ripudio della guerra di cui ci parla l'articolo 11 della
nostra Costituzione italiana si traducesse in gesti concreti per
eliminare le ingiustizie nel mondo che sono sempre all'origine
di contese e violenza".
"Gli incidenti sul lavoro, il problema abitativo, la
disoccupazione, la situazione del carcere - ha quindi proseguito
- provocano in noi una giusta indignazione, ma poi ci accorgiamo
che le nostre risposte a questi problemi sono spesso deboli e
incerte. La montagna di tenerezza è quel dono di cui abbiamo
bisogno di essere avvolti prima di tutto noi, per essere
liberati dai nostri idoli, particolarmente quello che ci fa
credere che la felicità consista nell'avere piuttosto che
nell'essere. Solo allora potremo davvero ripudiare la guerra,
rinnegare l'empietà e collaborare efficacemente alla
trasformazione del mondo".
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